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Lo stupore dell’inizio e la gloria della Croce

Fonte:
CulturaCattolica.it

Lo stupore entusiasta di una bambina, con gli occhi spalancati, di fronte alla notizia che la mamma ha in pancia un fratellino/sorellina lungo solo un piccolo centimetro ma con un cuore che già batte e per giunta si fa sentire, è una vera e propria boccata d’aria, un’ondata di speranza per noi grandi che, credendo di sapere tutto, siamo spesso circondati da un’aria greve, fumosa, più o meno acre. Lo stupore, invece, apre al sorriso. E se fa sorridere l’espressione stupita e gioiosamente incredula di una bimba, sia benedetto questo sorriso che apre un mondo, che proclama l’accoglienza della vita. La scienza medica e la tecnologia che le è applicata possono stupire il cuore di un bambino, ma il nostro, tante volte presuntuoso, si lascia ancora percuotere? O siamo malati di un’autosufficienza che ci strappa dall’elementare coscienza che la vita è un dono, sempre, che non dipende da noi? Eppure non ci sarebbe niente di più evidente all’autocoscienza dell’uomo del fatto che nulla di noi stessi è dato da noi: siamo fatti. Lo stupore sincero che mi ha colpito, mi ha ribadito questa verità elementare che è oggi una vera sapienza: siamo creature, fatte da un Altro. Un Altro, però, che ci ama, che non vuole restare estraneo a noi a un punto tale che ha impresso in noi la Sua immagine e ci ha lasciato nel cuore il desiderio di Lui, di ritrovarLo, di ritornare alla letizia che ha dato origine alla vita. “Esce di mano a lui (il Creatore) che la vagheggia (che la ama) prima che sia (prima ancora che essa prenda forma), a guisa di fanciulla che piangendo e ridendo pargoleggia (l’anima è come una fanciulla che piange e ride senza sapere perché), l’anima semplicetta che sa nulla (non ha esperienza e conoscenza del mondo), salvo che, mossa da lieto fattore, volentier torna a ciò che la trastulla” (volentieri torna a ciò che le procura gioia, diletto) (Pg. XVI). Ciò che sta all’inizio della vita di ognuno è un Amore e a questo Amore desideriamo tornare come alla nostra vera casa. Al suo inizio la vita lascia più facilmente intravedere ciò di cui è fatta. Più facile è il pensiero che non sia in nostro possesso, che non ci è possibile afferrarla, che essa chiede riconoscimento e rispetto, a meno che non si decida di distruggerla. Scelta terribile e oltraggiosa. Riconoscere la vita è mettere in atto una forma di adorazione per cui, nel segno lungo un centimetro, vediamo la traccia del suo e nostro Creatore. Quale augurio migliore per la “festa della donna” di quest’immagine di bimba che guarda con fiducia alla vita e riempie il mondo del suo stupore e del suo sorriso? E, anche, quale augurio più gioioso in questa Quaresima che fiorisca in noi la gioia della fede, la grazia di un Amore riconoscente a Dio che ci salva? L’adorazione della Croce di Cristo è adorazione dell’Amore che redime la vita, che salva ciò che amiamo e lo riscatta dalla morte. È rinunciare a possedere la vita come se fosse nostra proprietà per accoglierla come data. Solo così possiamo evitare di distruggerla con le nostre mani. “Liberati dal giogo del male”, recitata un inno del tempo quaresimale. La morte di Gesù in croce ci libera dal male e ci apre alla vita eterna guadagnata dalla Sua Resurrezione gloriosa.

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