Condividi:

«Fesciutt»

Fonte:
CulturaCattolica.it

La mia mamma aveva 100 anni, ed è andata in cielo il 10 febbraio, memoria di santa Scolastica. È stata per me, per mio fratello e mia sorella un dono grandissimo. Custodiremo nel cuore il compito che, in questo suo modo di essere, ci ha affidato.
Col passare dei giorni i ricordi si fanno più vivi, ed emergono dalla memoria, confermando la consapevolezza di quello che è stata per noi, ma anche per i tanti che l’hanno conosciuta, soprattutto nei suoi lunghi anni di insegnamento, come maestra.
Certe consegne vanno custodite nel cuore, e spero che questo accada anche per noi familiari.
Volevo soltanto farvi conoscere un aspetto del suo comportamento che mi ha sempre impressionato; è un ricordo che custodisco da quando sono bambino, come la frase di mio padre, con cui mi corresse il primo giorno di scuola (ero tornato dalla «città», fiero delle nuove parolacce che avevo imparato. Mio padre, oltre che spiegarmi il significato di quello che proferivo, mi disse: «Ma noi siamo cristiani, non possiamo essere come gli altri»).
Quando si vive in famiglia, sorgono problemi, questioni, difficoltà che chiedono, da parte di genitori responsabili, un giudizio, una parola chiara, una decisione. E – si sa – non sempre tra genitori si può avere lo stesso parere. Bisogna parlarne, capirsi, decidere. Bene, quando accadevano queste cose – e quindi una possibile divergenza – ecco la parola misteriosa: «Fesciutt». Così la capivamo noi.
Cosa era? Un termine strano, forse reminiscenza storpiata del francese «Fa’ silenzio». Chissà? Qualunque cosa volesse dire quel termine, dal momento in cui veniva pronunciato, tra loro non traspariva più nessuna divergenza. Si capiva solo che dovevano parlarsi, chiarirsi, prendere una decisione comune. E poi si andava avanti, e ciascuno sapeva cosa doveva fare.
Per noi era chiaro che il papà e la mamma si erano parlati, si erano chiariti, e che andavano d’accordo. Ed eravamo tranquilli. Poi magari discutevamo, chiedevamo, magari brontolavamo, ma il papà e la mamma erano per noi una guida sicura.
Che bello immaginare il loro dialogo serale che li aiutava ad essere quella testimonianza di unità di fronte a noi! Che bella la certezza di quanto fosse intenso il loro rapporto e il desiderio di un cammino educativo nei nostri confronti! Che bello – anche ora – riconoscere come tenevano alla nostra educazione, al punto che di fronte ad ogni situazione non prevaleva mai l’opinione e la reattività, ma una riflessione comune, e che non dovevano contendere il nostro affetto mostrandosi divisi, in modo da farci cercare chi era più accondiscendente. Che bello aver sempre saputo che potevamo fidarci di loro.
Sono giunto alla conclusione che avere il dono di genitori così è la strada migliore per introdurci alla vita.

Vai a "Ultime news"