Quello che è in gioco
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Che cosa è in gioco in questi giorni? Siamo in mezzo a una bufera, e non solo di neve. Sembra che non ci sia più ritegno ad attaccare le convinzioni religiose cristiane, con parole, immagini e spettacoli, in trasmissioni dove la bestemmia è all’ordine del giorno e in siti in cui si sbeffeggia chi crede (e chissà perché sempre e rigorosamente il bersaglio sono i cristiani, perché nessuno oserebbe dire nulla, ma proprio nulla a riguardo dell’islam!).
L’ultima provocazione riguarda una campagna contraccettiva, dove i riferimenti e le immagini sacre sono esorbitanti (accenno solo alla «Immacolata contraccezione», ed evito di mettere sia l’immagine che il riferimento al sito). Ma perché questo odio e questo accanimento? E perché questo silenzio complice di tanti media? Perché tanto compiacimento nel vedere tale grave profanazione? Ma, soprattutto, perché nessuno dice che in gioco non è solo la fede cristiana ma la stessa esistenza e sopravvivenza di una civiltà degna dell’uomo?
Mentre scrivo queste cose, il cuore è gonfio di dolore per le gravi notizie degli scandali sessuali dei preti (e le parole del Papa* non fanno che acuire questo smarrimento: ma perché non ci si è fermati inorriditi davanti a questa violazione dell’uomo, della sua dignità? Perché le parole di Gesù sullo scandalo dei piccoli non hanno fermato coloro che si sono macchiati di questi orribili delitti?). Tutto il male che l’uomo ha potuto compiere non può però giustificare l’abbandono e il disprezzo di Colui che ci ha mostrato quella «via alta» che è il dono di sé, compiuto da Gesù.
Prima di continuare, riporto un’altra considerazione, tratta da Repubblica, che dà notizia di quanto accade in internet, o a causa di internet, per una quantità smisurata di giovani: «Un ragazzo su tre invia o riceve messaggi a sfondo sessuale; il 32 % dà il proprio numero di cellulare a qualcuno conosciuto on line; il 27 % si dà appuntamento di persona con qualcuno contattato in internet; il 17 % ha rapporti intimi con persone contattate via Web. Il 17 % dei ragazzi fra gli 11 e i 16 anni afferma di aver trascurato spesso o molto spesso la scuola, gli amici, o avere perso ore di sonno». Sono dati allarmanti, di cui non sempre gli adulti si rendono conto (e me ne accorgo tutte le volte che ho occasione di tenere incontri con educatori – genitori o insegnanti – sull’uso della rete).
Tutto questo ci rende accorti che il vero problema allora va sotto il nome di «emergenza educativa», sia per ritrovare le linee di fondo di quell’avvenimento cristiano che potrà ridare consistenza e gusto alla vita, sia, nel caso della rete, per incominciare a fare compagnia ai nostri ragazzi, perché quella che può essere una risorsa non diventi per loro una condanna.
Vi consiglio di riprendere in mano i messaggi del Papa sui mezzi di comunicazione e di rileggere il Messaggio per la giornata della pace di quest’anno, in cui il problema della educazione viene messo a tema in maniera splendida ed efficace. Ma soprattutto vi chiedo di saper usare quei mezzi di comunicazione che sanno dare dell’uomo una immagine realistica e commossa. Mi ha colpito che una carissima amica ha ricordato che in TV è stata intervistata Gianna Jessen, il cui bellissimo video «Sopravvissuta all’aborto» noi di CulturaCattolica.it abbiamo messo in linea il 30 settembre del 2010: sembra purtroppo vero che ciò che non viene trasmesso in TV non esiste! Allora dobbiamo essere noi coloro che danno visibilità e spazio a ciò che questi «grandi» media non comunicano. Abbiamo risorse di cui a volte non ci rendiamo conto. Pensate alle testimonianze di educatori e di giovani che abbiamo pubblicato nella sezione «L’ora della bellezza». La speranza può ripartire da qui!
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* [Messaggio in occasione del Simposio Internazionale “Verso la guarigione e il rinnovamento”. Dal Vaticano, 30 gennaio 2012 – Gentile Padre Dumortier, il Santo Padre […] chiede al Signore che […] molti vescovi e superiori religiosi in tutto il mondo possano essere aiutati a rispondere in modo veramente cristiano alla tragedia dell’abuso contro i bambini.
Come Sua Santità ha più volte osservato, la cura delle vittime deve essere una preoccupazione prioritaria della comunità cristiana, e vada di pari passo con un profondo rinnovamento della Chiesa ad ogni livello.
Nostro Signore ci ricorda che ogni atto di carità verso anche il più piccolo dei nostri fratelli è un atto di carità verso di Lui (cf. Mt 25,40). Il Santo Padre sostiene ed incoraggia ogni sforzo per rispondere con carità evangelica alla sfida della vulnerabilità di bambini ed adulti con un ambiente ecclesiale propizio alla loro crescita umana e spirituale. […] Card. Tarcisio Bertone, S.D.B.]