La bestemmia può anche essere preghiera… ma la laguna non è il mare aperto
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

“Ma noi cattolici non siamo, né saremo mai il popolo del partito preso, ma dell’Evento che continuamente e imprevedibilmente accade e riaccade per noi, per gli altri e per il mondo!”
Questo pensiero fulminante mi balza alla mente nitido, tanto da dovermelo appuntare, dopo la confessione di questa domenica mattina in un duomo desolato come può esserlo un duomo alle nove di una delle mattine più nebbiose dell’anno sul canale Perotolo (per ortulos…) che scorre là dietro il capolavoro del Longhena e insinua i suoi vapori fino all’altare di Dio.
A casa prima di uscire avevo un po’ letto circa lo spettacolo di Romeo Castellucci sul volto di Cristo come meditazione del mattino e avevo finito col salmo cantato dalle suore dell’Adorazione nel sito di CulturaCattolica.it “Il tuo volto Signore io cerco”, formidabile regalo per tutti coloro che si cimentano su questo tema (occorre almeno sapere di Chi si parla…).
Ma che grande provocazione quella lanciata da questo sconosciuto regista (sconosciuto per me ma non per i francesi, mon Dieu!).
Mi viene in mente quando mio padre mi raccontava di Papini (grande e dimenticato scrittore cattolico) che osava definire la bestemmia una sorta di preghiera, e io facevo fatica a capire. Mi riallaccio a quanto scrive Antonio Socci che permane per me uno dei grandi scalatori di senso che ci siano dati di frequentare (intendo leggere).
Sì, peccato e Grazia sono lì, contigui e chi tentasse di separarli lacererebbe l’uomo che di entrambi è intriso (In questi giorni ho detto ai miei studenti che siamo Schettino e De Falco contemporaneamente, ma questo non ci salverà…).
Per questo il dibattito è così affascinante, perché ha a che fare con la nostra sentina (è il luogo dove si raccoglie tutta la sporcizia della barca), quella zavorra che ci tiene nelle secche della nostra condizione, noi che tuttavia agogniamo il mare aperto.
Io so che cosa vuol dire mare aperto, quando passate le nostre dighe foranee, nostre colonne d’Ercole, spira il vento di mare che soffia sulle vele e sul cuore che perde le sue antiche paure e si rigenera per affrontare il viaggio dell’imprevedibile. Da qualche anno con alcuni valorosi amici faccio l’attraversata a vela verso la sponda slava, golfo del Quarnaro, sulle rotte dei nostri antichi pescatori.
Ci vuole il mare aperto e qualcuno che ti dica che è meglio della laguna che pure è fascinosa, occorre chi ti mostri il vero volto del mare e ti introduca al viaggio. Al viaggio ti può introdurre solo chi l’ha fatto e ti dice che è meglio. Per questo ci vogliono i cosiddetti integralisti, cioè qualcuno che ti dà la sberla dicendoti che è una bestemmia fermarsi lì, che c’è dell’altro, c’è il di più che non hai ancora visto e quel volto lo puoi incontrare anche tu che oggi lo bestemmi. E’ giusto prendersela con i cosiddetti integralisti perché ti spostano il problema, ti aggiungono qualcosa di imprevisto, che non volevi vedere.
Se Testori è stato Testori, è perché Giussani è stato Giussani, cioè la dinamica della conversione di rotta avviene perché c’è chi introduce una lettura altra, cioè introduce la tua povera umanità dentro quella domanda suprema di significato che dà senso ad ogni espressione umana, fosse anche la bestemmia che… tuttavia rimane tale!
Occorre avere però il coraggio e il candore di chiamare le cose con il loro nome, altrimenti la pozza in cui sei capitato diviene per te tutto il mare.
C’è un modo di ragionare sullo spettacolo di Castellucci senza viverlo come provocazione al senso, ma solo come randello da dare sulla testa di quegli integralisti che non lo capiscono, non lo apprezzano. Allo stesso tempo anche noi (gli integralisti) possiamo fermarci allo scandalo senza arrivare al cuore della domanda.
La lotta tra gli uni e gli altri mi appare più una difesa d’ufficio che una vera possibilità di dialogo.
Quando nel mio studio di psicoterapeuta affronto le storture della mente e le ossessioni, so che combatto il mio stesso male e non sono diverso dal paziente che mi sta davanti. Ma debbo avere dei criteri di giudizio, non posso impastarmi totalmente con lui altrimenti non lo aiuterei più. C’è bisogno di chi resista, di chi dica no, di chi affermi l’esistenza del mare aperto… che non si è dato lui.
Allora paradossalmente è una fortuna per Castellucci che ci sia non tanto chi gli liscia il pelo e offende chi lo attacca, ma che ci sia chi gli dice che ha fatto uno spettacolo di m… e con ciò stesso lo aiuti a partire da lì per cercare il mare aperto di un volto finalmente ripulito come quello del Salmo 26 delle suore dell’Adorazione.
Il Tuo Volto, Signore, io cerco
Dio sia benedetto