Il club degli oltranzisti...
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Mi iscrivo volentieri nel club degli oltranzisti, integralisti e via dicendo, cioè di quelli per cui il Volto di nostro Signore è il Sacro Volto e ciò che lo deturpa, sia pur simbolicamente, è un oltraggio. Se potessi ripulirei quel Volto: accarezzarlo, adornarlo e renderlo presentabile a tutti è il compito che come cristiani ci è stato affidato. Quel Volto è la Sua dolcissima presenza che si rivela nella pittura dei nostri più grandi artisti, come nei volti dei miei ragazzi disabili (i miei principi, li chiamo io, dopo aver letto un gran bel libro questa estate).
Venisse lo spettacolo nella mia città non ci andrei, ma neppure farei barricate. Mi incuriosisce senza dubbio uno spettacolo che ha come sfondo il Volto di Gesù, mi colpisce quel gesto di chi gli lancia contro granate, sassi o altro. Avverto qualcosa di inquietante per chi andrà a vederlo e per i ragazzi che han fatto quel gesto seppur in uno spettacolo. Non so perché dovremmo andarci noi che crediamo che quel volto tenero e dolce nell’interpretazione che ne dà Antonello da Messina sia quello del nostro Pastore. Mi pare che il messaggio finale sia proprio che “Lui non è il mio pastore” e anche questo mi urta, ma sta nella libertà di ogni uomo dichiararlo. Mi ritrovo nell’appello del Cardinale Scola che chiede sia «riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti vedono nel volto di Cristo l’incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza».
Ho seguito con curiosità e simpatia i diversi interventi sul sito: il desiderio di battersi in modo assolutamente corretto, come cavalieri della tavola rotonda, dichiarando la libertà di scelta di non andare, di dire no. Non mi piace che chi ha una chiarezza di posizione sia ritenuto tout court oltranzista. Se uno dichiara che quel Volto è il Volto di Cristo non è oltranzismo, è riconoscimento del vero. Mi spiace che la posizione di don Gabriele sia stata usata in bilancia con altra posizione, a dire la verità un po’ cervellotica. Poi è ben vero che anche da una profanazione Lui saprà trarre Grazia per il nostro triste tempo, ma essere noi stessi a valorizzare un gesto chiaramente espressivo di un oltraggio (nel senso etimologico di andare oltre) no! Mi pare che talora per non essere tacciati di integralismo si sia un po’ masochisti, cioè deturpiamo da noi stessi il nostro volto. Perché poi questa è la conseguenza: quel Volto è il nostro perché gli ha dato per sempre consistenza e non difenderlo significa non difendere noi stessi.
Io non so come sarà lo spettacolo, che cosa voglia dire, ma è chiaro che certi gesti sono espressivi e restano al di là di ciò che l’autore vuol far loro dichiarare. Un gesto è un gesto e non ha bisogno di esegesi: mi spiace che il gesto che rimane di questo spettacolo, che non andrò a vedere, sia quello oltraggioso in cui si concreta e si concentra il rifiuto di quel Volto.
C’è bisogno di chi con la semplicità dei piccoli chiama le cose con il loro nome. Il resto mi appare elucubrazione mentale, nel modo volgare in cui lo dicono i giovani oggi…