Quello che ci manca è vederlo come un bambino
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Appresa la notizia della ragazza di 16 anni che ha abortito a Trento, dopo che i genitori non l'hanno sostenuta nella sua scelta per la vita invocando addirittura l'intervento di un giudice, la tristezza ci ha subito avvolto pensando a questa ragazza, al suo desiderio di tenere il bambino. Certo non era una decisione facile, ma era una sua scelta libera che doveva essere protetta e rispettata. Abbandonata dai genitori e dalla società (a quanto apprendiamo solo il Movimento per la Vita si è reso disponibile ad aiutarla), la ragazza è forse stata sopraffatta dal timore. Per lei abbiamo solo parole di amore e sentimento di vicinanza, nessuna condanna. Per la società invece non può essere lo stesso, questa maternità andava difesa. Il vero trauma per questa ragazza sarà convivere con questa dolorosa scelta. E speriamo che non le causi gravi problemi, come purtroppo accade spesso alle adolescenti che abortiscono. Almeno adesso la società e la famiglia le stiano vicino.
Ma che paese è quello che non difende una sua figlia nella scelta di diventare madre, non la sorregge e sostiene?
Una profonda amarezza ci ha sopraffatto quando leggendo il commento di Francesco Agnoli sulla Bussola quotidiana abbiamo saputo della dichiarazione del direttore del settimanale diocesano trentino, “Vita Trentina”, che comprensibilmente ha cercato di esprimere vicinanza alla famiglia e alla ragazza, ma ha espresso perplessità su questa maternità e nessuna parola per il bambino che non è potuto nascere. Aveva proprio ragione Giovanni Paolo II nell'Evangelium Vitae quando diceva: "Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. [..] Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane”. In quanti cattolici purtroppo sarà prevalso il timore della sfida che questa ragazzina avrebbe dovuto affrontare con una maternità cosi precoce, piuttosto che la preoccupazione per la salvezza di una vita. “Dobbiamo allora interrogarci, con grande lucidità e coraggio, su quale cultura della vita sia oggi diffusa tra i singoli cristiani, le famiglie, i gruppi e le comunità delle nostre Diocesi” (EV 95) Anche in ambito cattolico la formazione e la rievangelizzazione, compresa quella del “Vangelo della vita” deve tornare una priorità; non stupisce che siano soprattutto gli adulti a non capirne l'urgenza, visto che per anni questo è stato un tema tabù. Un altro aspetto da sottolineare è che se è certo che oggi una gravidanza a 16 anni può essere problematica sotto vari aspetti, ci sembra che altrettanta preoccupazione non sia percepita per l'abbassamento dell'età dei rapporti sessuali; la gravidanza di adolescenti non è comunque una malattia da curare.
Abbiamo letto che il 28 ottobre 2011, in Slovacchia è stato inaugurato il monumento del bambino non nato di un giovane scultore di questo paese, Martin Hudáčeka. Il monumento non solo esprime il rammarico e il pentimento delle madri che hanno abortito, ma anche il perdono e l’amore del bambino non nato verso sua madre. L’idea di realizzare un monumento ai bambini non nati è stata di un gruppo di giovani donne (Movimento di Preghiera delle Mamme); ecco questa sensibilità, questa empatia verso il bambino non nato, e verso il dolore di una madre mancata è quello che non riesce ad emergere oggi nella nostra società, questo monumento lo visualizza come visualizza il bambino non nato... è questo che forse ci manca, vederlo come un bambino.