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Dare la caccia alle farfalle

Fonte:
CulturaCattolica.it

C’è una cosa che non posso accettare in questa situazione, ed è il tradimento della verità.
Questi sono giorni in cui è evidente che la comunicazione sembra fatta apposta per creare una mentalità che di fronte al potere non sappia più resistere. Sembra il realizzarsi della profezia di Miłosz: «si è riusciti a far capire all’uomo che se vive è solo per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res publica avrà la mano mozzata». Qualunque sia il volto dei potenti, che possono servirsi dei vari servi di turno.
Che grazia la liturgia di questi giorni che ci ha fatto leggere la vicenda dei Maccabei, lezione da imparare e custodire. Ve la riporto:

«In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita.
Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro.
Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi».
Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia.
Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui».
In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.» [2 Mac 6, 18-31]


Vi riporto alcune riflessioni di amici a proposito della situazione politica nella quale viviamo.
Notizie sul nuovo Ministro Balduzzi, tratte da “Il Timone”:
Febbraio 2007: i Dico per le unioni tra omosessuali. È la sera dell’8 febbraio 2007 quando tutti i principali telegiornali si aprono con le immagini del Ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e del Ministro della Famiglia Rosy Bindi che annunciano con toni trionfalistici il disegno di legge sui Dico. La sigla - che significa “DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi” - indica la volontà del Governo Prodi di riconoscere una serie di diritti alle coppie di fatto, anche dello stesso sesso. È il provvedimento più contestato di tutta la breve vita dell’esecutivo di centro sinistra. Il Ministro Bindi si giustifica dicendo che alla stesura del decreto «hanno collaborato molti giuristi cattolici», guidati da Renato Balduzzi (presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e da Stefano Ceccanti (ex presidente della FUCI - Federazione Universitaria Cattolica Italiana). La Chiesa e le opposizioni intervengono duramente, e ne scaturisce una mobilitazione che sfocia nel Family Day, a Roma, il 12 maggio 2007. Anche esponenti della maggioranza prendono poco alla volta le distanze dai Dico, che naufragano.
Il rapporto con la Chiesa cattolica. La vicenda dei Dico porta il Governo al minimo storico nei rapporti fra potere politico e Chiesa in Italia. Alcuni cattolici che fanno parte dell’esecutivo tentano di far credere che i Dico siano compatibili con il Magistero, e vengono apertamente sconfessati dalla Conferenza episcopale. I partiti della sinistra al governo (comunisti, verdi, socialisti) e i radicali aprono il fuoco contro “l’ingerenza del Vaticano nella politica italiana”. I rapporti con la Chiesa resteranno tesi per tutta la legislatura.

Riflessione del Prof. Pietro Marinelli:
Il paradosso della coesistenza tra comunismo e capitalismo lo abbiamo chiaramente in Cina, ma in una certa misura anche in Italia; non è un caso che il presidente della repubblica Giorgio Napolitano abbia nominato Mario Monti senatore a vita (per indicarlo come futuro presidente del Consiglio incaricato), come non è un caso che Silvio Berlusconi si sia immediatamente dimesso, dopo diciassette anni di potere. Evidentemente i poteri forti devono aver deciso che così andava fatto. Ma la scelta di un economista “neutrale” è nell’ottica del potere che deve adottare quelle misure restrittive che Berlusconi non avrebbe mai potuto prendere, pena la sollevazione sindacale di tutto il Paese. Allora cosa fa il nostro presidente della repubblica? Sceglie un “tecnico” che rimetta a posto le questioni strettamente economiche, nella visione totalmente marxiana secondo la quale, una volta risolte tali questioni, si costituisce l’uomo nuovo. Non c’è alcun antagonismo tra comunismo e capitalismo, dal punto di vista dell’impostazione: entrambi ritengono che l’uomo sia un insieme di bisogni materiali, una volta soddisfatti i quali, l’uomo sarà contento e felice: Karl Marx infatti è l’ultimo degli economisti classici e parte dagli stessi presupposti (la produzione e la crisi di sovrapproduzione), ispirandosi a David Ricardo per la teoria del valore-lavoro e quindi dello sfruttamento dei capitalisti a danno dei lavoratori. Le teorie sono diverse, ma la base di partenza è la stessa: l’uomo è ciò che mangia (Feuerbach) e perciò se migliora quello che mangia migliora anche l’uomo: se cambia il modo di produzione cambia anche la natura dell’uomo (Karl Marx).

prof. Pietro Marinelli

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