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Benvenuta Nargis. Da oggi siamo in 7 miliardi

Fonte:
CulturaCattolica.it

Oggi è nata Nargis; questa bambina indiana fa raggiungere il traguardo dei 7 miliardi alla popolazione mondiale.
Vogliamo salutare con gioia questa nascita, perché come ogni altra nascita segna un atto di fiducia e di speranza nella vita e nel futuro. Allontaniamo ogni tentazione e catastrofismo che richiama la population bomb. La teoria della population bomb si è dimostrata un allarmismo ingiustificato; infatti il Club di Roma che la formulò prevedeva che avremmo raggiunto la soglia dei 7 miliardi della popolazione mondiale nel 2000 mentre l'abbiamo raggiunta 11 anni dopo. Non si è neanche avuto un collasso delle risorse, e possiamo dire che globalmente la vita media nel mondo è più alta.

Vediamo qualche dato ONU: il tasso di crescita della popolazione mondiale raggiunse un picco del 2,19% nel 1963 ma nel 2008 si è quasi dimezzato. Superata la soglia dei 7 miliardi l'Onu stima che nell'anno 2040 sul nostro pianeta ci saranno circa 9 miliardi di abitanti. La maggior parte dei demografi prevedono che a partire da quella data la popolazione mondiale comincerà a diminuire e che potrebbe tornare a 7,5 miliardi entro il 2100 grazie alla diminuzione dei tassi di natalità. Infatti nonostante tutti i catastrofismi dei teorici neomalthusiani che danno la colpa della crescita demografica del mondo all'aumento della natalità, le vere ragioni sono nella diminuzione del tasso di mortalità di molti paesi, nei progressi della medicina moderna e nell'enorme incremento della produttività agricola. In India, ad esempio, le nascite e le morti ammontavano nel 1941 entrambe al 4,5%. 50 anni dopo il tasso di natalità è sceso al 2,9% mentre il tasso di mortalità è crollato allo 0,9%. Ne consegue perciò un tasso di crescita della popolazione del 2% annuo. I dati ONU dicono che nel 2000 la popolazione mondiale è cresciuta ad un tasso dell'1,14%, pari a 75 milioni di persone all'anno, lontani dal picco di 86 milioni avvenuto nel 1987. Dagli anni '60 al 2000 il numero di bambini per coppia a livello mondiale è passato da 4.9 a 2.7 e l'aspettativa di vita da 56 anni a 65, e si prevede che supererà i 76 anni nel 2050. Il tasso di fertilità dei paesi in via di sviluppo è passato dal 3.1% degli anni 1990-1995 al 2,5% negli anni 2005-2010 e solo in quelli più poveri è del 4,6%. Questi dati ci dicono anche che lo sviluppo economico e l'aumento della scolarità sono fattori che portano ad una diminuzione della natalità, legata all'innalzamento dell'età in cui si formano le famiglie e anche al minor tasso di morte infantile. Nell’India di Nargis questo livello è oggi di 2.7 figli per donna, confermando che col crescere del benessere economico e del livello di istruzione c’è un fisiologico assestamento di questo tasso. Oggi nei paesi in via di sviluppo la popolazione cresce del 2,4% all'anno, nei paesi sviluppati cresce del 1,2%. Un'analisi dell'attuale situazione geopolitica cancella un altro mito negativo: non è vero che il controllo demografico favorisce lo sviluppo economico; per esempio India e Brasile (secondo e quinto paese per popolazione nel mondo) sono cresciuti molto demograficamente, e negli ultimi anni hanno ridotto la povertà e sono ora tra le economie più in crescita, anche se non tutti i problemi sono risolti. E' vero invece che sono le società in crisi demografica che rischiamo economicamente e questo è da sempre vero se rileggiamo anche la storia. La povertà non è determinata dalla sovrappopolazione, ma dalla scarsa gestione delle risorse o dall'inefficienza nel distribuirle, a causa di situazioni politiche economiche infrastrutturali e culturali. Come dice Benedetto XVI nella Caritas in Veritate: "L'apertura alla vita è al centro del vero sviluppo". Il futuro è dei paesi che hanno tanti figli e hanno una tasso di natalità sufficiente a garantire un ricambio generazionale. Lo vediamo oggi nella crisi economica come l’inverno demografico dell’occidente sia una tra le cause della crisi economica con sistemi di welfare sociale che non reggono uno schema demografico che vede una sproporzione tra anziani e giovani. Lo sappiamo noi in Italia dove coloro che hanno meno di venti anni sono solo uno su cinque, un numero pressoché pari a quello degli ultrasessantacinquenni. In Italia ogni anno le nuove nascite non toccano quota 600.000, ben 150.000 in meno di quante ne occorrerebbero per garantire nel tempo l'attuale dimensione demografica. Ricordiamo che il livello che consente il ricambio generazionale, è attestato intorno alla media di 2,1 figli per donna; oggi in Italia è pari a 1,4 figli per donna, siamo prossimi a congedarci dalla storia se non invertiamo il trend. Tutte queste cose ci sono state richiamate dal recente rapporto del Comitato del Progetto Culturale della Cei che ha indicato anche delle proposte per risolvere il problema, facendosi promotore di un family mainstreaming che consiste in una strategia di sostegno alla famiglia in quanto tale, basata su quattro pilastri fondamentali: si va dall’equità nell’imposizione tributaria e nelle politiche tariffarie, alla conciliazione famiglia-lavoro, ai contratti relazionali sino alle politiche abitative a misura di famiglia. Anche a livello economico mondiale dovremmo valutare il futuro leggendo i dati demografici. L' Asia ospita da sola oltre il 60% della popolazione mondiale, con 3,8 miliardi di persone. La Repubblica Popolare cinese e l'India da sole ne contano rispettivamente il 20% e il 17%. Segue l'Africa con 840 milioni, il 12% del totale, mentre l'Europa (710 milioni, 11%) e il Nord America (514 milioni, 8%) sono dietro. Chiudono Sud America (371, 5,3%) e Oceania (21 milioni).

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