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Di che cosa vergognarsi

Fonte:
CulturaCattolica.it
Risposta ma forse non ne vale la pena, dato che «non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, a una lettera ad Augias “La morte di Eluana ed i peccati del Premier‘

Trovo strana questa corsa alla moralità di coloro che hanno fatto della sua derisione e della sua distruzione un cavallo di battaglia. Paladini della licenza e del disprezzo delle norme morali della Chiesa (provate a pensare alla derisione rispetto alla verginità che tali censori di Berlusconi hanno da sempre ostentato) ora si fanno verginelle scandalizzate dei comportamenti privati del premier (e sia ben chiaro che dico queste cose non per scusare ogni tipo di immoralità). Ho sempre detestato il sistema dei due pesi e delle due misure, quindi quanto Augias scrive sulle pagine di Repubblica, in risposta a un lettore scandalizzato per le parole del ministro Sacconi rispetto alla morte procurata ad Eluana mi trova sostanzialmente in disaccordo.

È ora di smettere di fare passare la morte procurata ad Eluana come la difesa di un diritto, e di considerare chi ne ha difeso il diritto a vivere come un «padrone del corpo della sventurata ragazza». Quello che in buona sostanza si tratta è la difesa del diritto dell’uomo a vivere, rifiutando ogni pretesa di dominio, soprattutto se fatta in nome della libertà di decidere. Andate pure a cercare come si dica in buon italiano «procurare la morte», e che cosa sia quella orrenda pratica chiamata «eutanasia». Finché non saremo capaci di dare il nome alle cose, non riusciremo a rendere giustizia all’uomo.
E se ci si «indigna» per brutali comportamenti morali, si sappia bene che fa più male all’uomo la negazione di un diritto che l’inosservanza di una regola di comportamento sessuale.
Mi pare che i fautori della cosiddetta «liberazione sessuale» ora si mostrino più bacchettoni di quei cattolici che vorrebbero accusare.

Difendere la vita di ogni Eluana è l’inizio di una battaglia di civiltà autentica, che saprà dare alla società gli strumenti – ci auguriamo anche educativi – per la salvaguardia dell’uomo, di ogni uomo.
Ogni autentica «teologia» deve essere anche origine di una corretta «antropologia», alla faccia di ogni Mancuso e di ogni Augias.
Gli incidenti di Roma (vedi i vari Indignados e black bloc) e l’orrenda fine di Gheddafi (mai avevamo visto tanto compiacimento nelle televisioni di ogni colore e tendenza nel mostrare lo scempio di uno che comunque restava uomo) ci devono provocare ad un sussulto di dignità e di autentica moralità. La narcotizzazione delle coscienze di fronte a tali disgrazie dell’umano dovrebbe dirla lunga sulla necessità di rispondere al bisogno educativo dei giovani non con l’esaltazione di chi ha fatto morire la figlia, ma con la testimonianza di coloro che – e non sono poi pochi – hanno saputo amare i propri cari, nelle situazioni più difficili, con abnegazione ed altruismo.

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