Padre Fausto Tentorio, uomo di Dio
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Padre Fausto Tentorio, 59 anni, è stato assassinato davanti alla sua parrocchia di Arakan, North Cotabato, Mindanao, erano le 8 del mattino stava salendoin auto per recarsi a Kidapawan a 60 km dalla missione, un killer con casco in motocicletta si e' avvicinato e gli sparato diversi colpi.
Padre Fausto da oltre 32 anni lavorava a stretto contatto con gli indigeni del luogo, era amato e stimato. Nel 2003 era sfuggito a un agguato mortale, ma aveva scelto di non essere trasferito e di continuare la sua opera a favore degli indigeni di Arakan Valley.
Si legge sul sito del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere)
“Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio”. (Michea 6:8).
Questo è il passo biblico che si legge nelle ultime volontà e testamento di p. Fausto Tentorio, nostro confratello nel Pime e nella missione. Queste parole contengono in sintesi tutta la vita e missione del nostro fratello sacerdote. In verità, ha camminato umilmente con Dio, praticando la giustizia e la bontà con amore in mezzo ai più poveri fra i poveri e gli emarginati come sono stati e sono ancora le popolazioni indigene filippine e i contadini dell’Arakan Valley, (North Cotabato).
Per oltre trent’anni, p. Fausto è stato per i tribali un padre (che affettuosamente lo chiamavano Tatay Pops), un fratello, un mentore e un amico, in modo disinteressato si è identificato con essi nella loro vita e cultura. Era veramente uno di loro con loro.
Torna alla mente il film, “Uomini di Dio” uomini, non eroi, ma uomini con una vocazione viva alla vita, capaci anche di mettere a rischio la vita, di perderla se occorre, per essere fedeli, testimoni di un amore ricevuto che deve necessariamente essere condiviso, testimoniato, donato ad altri.
Sono questi i maestri a cui dovremo guardare, i sacerdoti di cui si dovrebbe parlare dal pulpito indicatoli ai giovani come esempio. Gente semplice e vera, che non ama le poltrone dei programmi televisivi, ma che quotidianamente ci indica una strada.
Per questi uomini nelle aule delle scuole, negli oratori, sui posti di lavoro, si dovrebbe fare un minuto di raccoglimento, recitare una preghiera perché nella nostra frenesia quotidiana non si dimentichi la loro fine, archiviandola come una delle tante notizie arrivate di sfuggita. Sono questi gli “uomini di Dio” che con la loro vita e la loro morte interrigano la nostra vita, siamo capaci, siamo disposti ad essere fedeli sino anche alla morte?