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Un appello alla Brianza che lavora.

Fonte:
CulturaCattolica.it
Siamo brianzoli. Imprenditori brianzoli. Gente che ha una storia in cui ha già dato prova di saper costruire e ricostruire, operando per se e per gli altri, per la propria azienda e per il territorio.

Segnalo la lettera appello del Presidente di CDOBrianza Pietro Paraboni, è il segnale chiaro che non ci sono solo quelli che si arrendono, si indignano o scappano, ma c'è un'Italia abituata a lavorare, ad amare il proprio lavoro e la propria terra che ha deciso di non arrendersi, di far memoria di quei valori che l'hanno sempre guidata e di "tirarsi su le maniche".
A questo appello stanno rispondendo in molti, è una grande responsabilità ed è una sfida. Ma sono queste sfide che possono dare forza e coraggio anche a chi magari ha pensato che oramai non ce più nulla da fare.

Un appello alla Brianza che lavora
di Pietro Paraboni

Ci troviamo all’inizio di quest’anno sociale, pronti al lavoro che spetta a ognuno, al ritorno da un Meeting di Rimini dove si è parlato di certezza, e ci troviamo subito alle prese con i dati di una ripartenza che definire difficile pare riduttivo. I dati non confortanti della Camera di commercio sulle previsioni occupazionali in Brianza lo evidenziano, i nostri Sportelli Lavoro presenti su tutto il territorio non solo ce lo confermano ma ce lo avevano testimoniato e in qualche modo anticipato in maniera drammatica, urgente, quotidiana: Il numero di persone senza lavoro incontrate nei primi sei mesi di quest’anno ai nostri sportelli è oltre i 1200, già pari ai due terzi di quelli dell’intero anno scorso (circa 1800). In alcuni sportelli ci siamo trovati di fronte a file di persone in cerca di lavoro. La drammatica urgenza delle loro attese si scontra con la realtà ancora durissima dei dati recenti e delle notizie, che ci provengono dal nostro rapporto quotidiano con gli imprenditori, di molte imprese sul punto di chiudere.

Il tentativo di risposta che proviene oggi dal mondo associativo, della politica, delle istituzioni, degli istituti di credito, è credibile? E’ cioè in grado di incidere sul sentire negativo, sulla tentazione di mollare tutto - che è il primo nemico, che insidia l’animo e la volontà di chi quotidianamente deve tornare a decidere di “tirar su” la famosa cler - e sulle condizioni reali in cui un imprenditore opera? La domanda appare forse provocatoria ma è anche vera e a nostro parere ineludibile. Sentiamo troppe voci, da più parti, che dicono che “chi sta al governo non capisce di cosa ha davvero bisogno chi fa impresa”. Non possiamo permetterci che si giunga a ritenere che anche in Brianza “è la stessa solfa”. Che ognuno pensa al suo orto, alla sua “cadrega”, ai suoi imprenditori amici. Si chiami, questa, ancora provincia di Monza e Brianza o torni a essere semplicemente la Brianza (non ci è dato prevedere il decidere e il ridecidere di chi sta a Roma) noi siamo brianzoli. Imprenditori brianzoli. Gente che ha una storia in cui ha già dato prova di saper costruire e ricostruire, operando per se e per gli altri, per la propria azienda e per il territorio.

Cosa serve oggi a un imprenditore? Servono l’apertura di nuovi uffici di questa o quella istituzione, piuttosto che un nuovo centro fieristico o polifunzionale, o non servono invece interventi mirati per la crescita: un credito più facilmente accessibile; fondi legati a progetti seri condivisi sul territorio, dall’esito evidente a tutti o comunque facilmente verificabile; aiuti finanziari che agiscano sulle leve dell’internazionalizzazione; aiuti che possano incidere positivamente sui costi per l’acquisizione e il mantenimento di nuove risorse professionali, sul taglio e sull’abbattimento dei costi fissi, sul costo dell’accesso al credito. Serve un aiuto alla distruzione di quegli ostacoli e quei vincoli che tolgono il fiato a chi vuole iniziare ma soprattutto continuare a fare impresa.

C’è forse una modalità ancora impensata, ma non impensabile, che superi l’individualismo diffuso, che possa mettere intorno a un tavolo soggetti di buona volontà e grande capacità decisionale, determinati a individuare e a sperimentare con slancio e vigore nuove ricette per dar fiato a chi rischia di non averne più? C’è la volontà di creare in tempi brevi, in pochi giorni, questo “tavolo senza poltrone”? La nostra esperienza ci dice che quando più teste si mettono a ragionare e lavorare insieme, sollecitate e mosse da un’esigenza comune e autentica, spesso nasce qualcosa di buono e di incisivo che prima non c’era.

Chi intorno a questo tavolo? Penso a persone che vogliano coinvolgersi e rischiare. Penso agli imprenditori, ai colleghi delle altre associazioni imprenditoriali, sindacali, di categoria e non. Penso a chi è impegnato ai più alti livelli delle istituzioni territoriali e della politica. Penso agli istituti di credito. Penso, naturalmente, alla Camera di Commercio di Monza e Brianza. Penso a tutti coloro che hanno a cuore il bene comune e intendono costruirlo. Questa è la nostra proposta, la nostra domanda, o se vogliamo la nostra chiamata.

Pietro Paraboni
Presidente CDO Monza e Brianza

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