Süc e melòn a la so stagiòn
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Zucche e meloni alla loro stagione, dice un proverbio, e come spesso accade la saggezza popolare è la voce del buonsenso.
Come non gioire per i due gemelli, un maschietto e femminuccia, nati ieri alla 33a settimana all'ospedale Buzzi di Milano.
Ben vengano “nuove leve” in questo paese vecchio e stanco, ma il lieto evento, reso possibile dalla fecondazione artificiale praticata in un Paese dell’Est, ha messo in braccio due neonati ad una madre di 58 anni e un padre di 72.
L’età in cui di solito si diventa nonni. Ci si mette a disposizione delle giovani e indaffarate coppie che hanno bisogno di un sostegno familiare: prendi Giacomino all’asilo, porta Anna a danza, fai i compiti con Luigino in attesa che finalmente arrivi sera e tra baci e abbracci e capricci, i piccoli vadano a casa con i loro genitori, perché a una certa età c’è bisogno di riposarsi per recuperare energie.
Invece questi due neonati hanno avuto in sorte, grazie a prodigiose tecniche mediche, due genitori che madre natura difficilmente avrebbe assegnato loro, quando tra tre anni, allegri e festanti usciranno dalla scuola materna il babbo che li attenderà sul portone avrà 75 anni.
Ci si aspetta che invecchiando si diventi saggi, ma non è sempre così, a volte si diventa schiavi di un desiderio, buono non c’è che dire, ma a forza di desiderare si crede di avere acquisito il diritto a possedere.
Ora c’è da sperare che non arrivi il giudice come quello che a Torino a una madre di 58 e un padre di 70 ha sottratto la figlia di 16 mesi (avuta sempre con la fecondazione assistita) perché ha ritenuto i genitori troppo anziani.
Insomma, un pasticcio “medico-legale”, dove il desiderio diventa pretesa, e chi esercita il diritto si sente Domineddio.