Partecipi di un destino eterno
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

“Come chiara e fresca fonte,
dove lo spirito
si toglie la polvere del giorno,
dove si rinfresca dall’arsura del caldo
e si tempra nell’ora della stanchezza.
Come una rocca, in cui ritorna lo spirito
dopo il pericolo e la confusione,
per trovarvi rifugio, conforto e fermezza,
è l’amico all’amico”.
(Dietrich Bonhoeffer)
Ho pensato questo, oggi, quando A. mi è venuto incontro. C’era tanta gente. Tanta. Fuori e dentro casa. E in strada. Ma sembrava aspettasse me, la sua “vecchia” prof.
L’ho abbracciato forte, a lungo. Non ha pianto. E’ un uomo, ormai. Venticinque anni.
Mi ha preso per mano e mi ha portato dalla sua mamma, morta a 51 anni per un tumore.
Poi, mentre, pregando, seguivo a piedi il feretro e stavamo per avvicinarci alla chiesa, ho sentito un toc toc sulla spalla. Gli ex compagni di classe di A. I “miei” ragazzi del 2000. Cinque anni insieme, poi l’esame di maturità e poi ognuno per la sua strada.
Corrono veloci le notizie, queste notizie, e così una è venuta da Padova, un’altra da Jesolo, altri hanno chiesto un permesso al lavoro…
Nessuno si era messo d’accordo con nessuno eppure, nonostante ci fosse tantissima gente, ci siamo trovati vicini. Vicini tra di noi e vicini a lui, “come una rocca, in cui ritorna lo spirito (…) / per trovarvi rifugio, conforto e fermezza”.
Donne e uomini, ormai, loro (una si sposerà il mese prossimo) eppure ancora, oggi, per un giorno, gli ex studenti della “quinta A” insieme alla loro prof.
E gli occhi di A., stanchi, tristi, spaesati, ogni tanto si alzavano sopra le altre teste: quelle dei parenti, degli amici dei genitori, dei compaesani, a cercare i nostri, “come chiara e fresca fonte, / dove lo spirito / si toglie la polvere del giorno, / dove si rinfresca dall’arsura del caldo / e si tempra nell’ora della stanchezza”.
Mi ha scritto un sms, stamattina, A. Non me l’aspettavo, proprio oggi. Pensavo, tra me, che non si cerca una prof. quando muore una mamma… E invece sì. Può accadere.
“Luisella, penso tu lo sappia già. Il dolore è qualcosa di indescrivibile. Sono consapevole di quanto la mamma non fosse solo la madre di uno dei tuoi alunni, ma qualcosa di più”.
Sì. La tua mamma era ed è “qualcosa di più”. Perché ci siamo sentite spesso, da quando, mentre frequentavi il liceo, è stata operata la prima volta. E poi ancora e ancora e ancora, durante le terapie.
Ma era ed è “qualcosa di più” perché tu, A., sei qualcosa, anzi molto di più di “uno” dei miei alunni.
Lo sapevo ma ne ho avuto conferma oggi, vedendo come mi cercavano i tuoi occhi. Vedendo come attendevi il mio abbraccio silenzioso. Io, in punta di piedi, che stringevo te, altissimo, come ti avrebbe stretto “lei”. Come il bambino che eri quando ti ho conosciuto e che, ancora, è dentro il tuo cuore.
Ma un’altra cosa, ho capito, preziosa. Tutti voi, studenti che ho incontrato, tantissimi, da che insegno, siete qualcosa, anzi molto di più di “uno” o “una” dei miei alunni. Ne ho avuto conferma sentendo il toc toc sulla spalla e scoprendovi accanto, vicini, senza bisogno di spiegarci perché.
Siete uomini e donne, ormai. Sono trascorsi tanti anni e F. tra meno di un mese si sposerà. Eppure oggi, per un giorno, eravate gli studenti della ex “quinta A” insieme alla loro prof. Un gruppo di amici che hanno condiviso un cammino. Una compagnia, una forza, una rocca saldissima. Oggi e – il mio cuore ne è certo – tutte le volte che ce ne sarà bisogno.
Perché la ricchezza di una classe è questa: l’amicizia. Una piccola gemma, nel 2000, che sta ora svelando il suo frutto più bello…