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“11 Settembre 2011. La giornata della memoria”

Fonte:
CulturaCattolica.it
Cantus in memory of Benjamin Britten. Arvo Part

Ore 09.58 italiane: un tocco di campane ricorda la caduta della prima torre del World Trade Center; segue l’elenco dei 3000 morti e, alle ore 10.28, in ricordo della caduta della seconda torre, un altro tocco di campane. A dieci anni di distanza dalla terribile tragedia che ha segnato inequivocabilmente l’ultimo decennio, gli states ricordano i loro morti. Basta sintonizzarsi in un qualsiasi Tg per sentire storie e sentimenti del popolo americano: dolore, lacrime, urla di disperazione, madri segnate, figli che non vedranno mai i loro padri, tanta rabbia. Ma non solo. A Ground Zero, teatro di questa tragica pagina di storia, giorno dopo giorno la vita rinasce: «L’America non sarà mai distrutta dall’esterno. Se vacilliamo e perdiamo la nostra libertà sarà perché ci siamo distrutti dall’esterno» dice l’ex presidente George W. Bush, citando Lincoln. L’America è unita, come sempre. I mass-media parlano di democrazia, libertà, diritti civili! Parole care agli americani. Ma è tutto qui? Continuo a “zappare” tra un canale e l’altro e sento decine di storie, testimonianze e racconti di quel giorno. Comincio a capire: il comune denominatore non è la certezza nella democrazia o tantomeno nell’uguaglianza, ma la certezza nel Dio buono. E stupisce sentirlo dire ai poveri protagonisti di quel giorno. È solo per questa certezza che gli USA sono riusciti a ripartire ancora più uniti. Certezza ribadita dal presidente Obama:
«Dio è il nostro rifugio e la nostra forza, il nostro aiuto nelle tribolazioni. Fa cessare le guerre fino agli estremi confini della terra. Pertanto non avremo paura anche se la terra venisse spazzata via e le montagne venissero trasportate in mezzo al mare». Non vi stupisce tutti?
L’11 settembre 2011 non è stata una semplice giornata del ricordo di qualcosa avvenuta tanti anni fa, magari 150, e ora dimenticata: è stata la giornata della memoria! Della memoria del Dio buono che vince anche contro i peggiori mali.
Ora direte: “bello!” o probabilmente “che stupidaggini!” ma soprattutto: “che c’entra questa musica?” Il Cantus in memory of Benjamin Britten è una composizione per orchestra d’archi del compositore estone contemporaneo Arvo Part. Scritto in memoria di uno dei più importanti compositori della storia della musica inglese, Benjamin Britten, è una sorta di Requiem in un solo movimento: cinque minuti in cui a farla da padrona è il dolore! Una sola, veemente linea melodica viene costantemente ripetuta, scambiata e alternata tra i vari archi. È il dolore! Ad emergere è solo questo: tutto è dolore, male apparentemente insensato. Eppure, a poco a poco, si sente qualcosa di diverso: lo stesso tema principale, sempre più accentato, fatto di note staccate, comincia ad essere sorretto da una base solida: gli archi, a partire dai più gravi, suonano note legate: il dolore non cessa, non si dimentica, ma è supportato da qualcosa che lega tutto e gli da senso. La vita va avanti e il dolore non finisce ma tutto è unito e legato: il finale è un lunghissimo accordo scaturito dal tema iniziale.
Questo è ciò che mi è parso più evidente dal mio 11 settembre 2011: la vita è piena di fatti che, inevitabilmente, scuotono la nostra vita. Eppure c’è un regista. Io comincio a capirle: il popolo americano pure.

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