Suor Lia e la carità al lavoro
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Docce, un ambulatorio medico, un sostegno pratico per la ricerca di lavoro o per le pratiche burocratiche, ma soprattutto un pasto quotidiano, questo offre l’opera - Cucine Economiche Popolari - nata nel 1883 a Padova.
Delle - Cucine Economiche Popolari - Suor Lia è l’anima, e ha raccontato questa esperienza prestando il suo volto e la sua voce al video della CEI per la campagna dell'8 per mille della Chiesa Cattolica, parlando dei volontari, giovani e pensionati che sono il motore di questa opera ha detto: “persone che sentono ancora preziosa la loro vita, questo è cristianesimo toccato e vissuto con mano, dove ci si sporca le mani per l’uomo”.
In questi giorni il suo nome è tornato sui giornali del Veneto perché ieri, tra le persone in fila ad attendere il pasto quotidiano si è consumato l’omicidio di un Tunisino.
Che volete che facesse suor Lia? Che chiudesse la porta a tutti gli altri? Lei ha fatto quello che era giusto fare, ha continuato a distribuire pasti da una porta laterale, lasciando a polizia e carabinieri il loro lavoro.
Gli altri, coloro che dovrebbero trovare soluzioni ai problemi dei cittadini, fare in modo che le tante opere gestite dalle tante “suor Lia” non siano la risposta definitiva al disagio, ma una soluzione temporanea, in realtà sembrano essere allo sbando.
A leggere i giornali c’è da rimanere sconfortati. Chi dovrebbe intervenire, chi ha davvero la responsabilità pare saper solo fare dichiarazioni di circostanza o fantasiose, che nulla hanno a che fare con la realtà. Qualcuno ha suggerito di spostare le cucine popolari o di suddividerle tra le parrocchie e altri enti, come se il problema fosse risolvibile “frazionando il disagio” ma lasciandolo sulle spalle del volontariato, altri hanno invocato l’aiuto dello Stato, delle forze dell’ordine, la realtà è che la gente ha l’impressione che “si tiri a campare”.
Nessuno sembra rendersi conto che in tutto il paese ci sono situazioni che nate come "emergenze", diventano "ordinarie" e gravano sulle spalle del volontariato, sulle spalle di quelle persone che educate per tradizione e cultura alla solidarietà e alla carità, sanno farsi carico dei problemi del prossimo.
Spesso intervenendo dove c’è una carenza, un vuoto delle istituzioni preposte a questi compiti.
Persone educate a rispondere al bisogno dell’altro , che si organizzano, si “tirano su le maniche” come si diceva una volta e fanno, in attesa che altri facciano.