Norvegia: pazzia o ideologia malata?
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L’autobomba nel pieno centro di Oslo e poi la sparatoria contro il raduno dei giovani laburisti nell’isola di Utoya di quattro giorni fa, sono l’ennesima manifestazione della capacità dell’uomo di scegliere il male, di non “arrendersi” al bene che pure conosce, l’utopia senza speranza di chi crede di poter ridare ordine al mondo con le proprie mani, secondo il proprio disegno.
Anders Behring Breivik in un breve video su youtube annunciava la strage poche ore prima che accadesse l’irreparabile. Ci sono "momenti in cui è necessaria la crudeltà" e in cui "è meglio uccidere molte persone che non abbastanza", spiegava Breivik. Così questo giovane norvegese di 32 anni, ha pensato che non ci fosse altra soluzione che piazzare un’autobomba, imbracciare le armi e sparare su ragazzi inermi riuniti sull’isola di Utoya su un lago a Ovest di Oslo, tra i giovani laburisti anche i due figli dell'attuale premier.
I giornali e le tv si sono affrettati a mettere un’etichetta a questo odio, come spesso accade, si cerca di mettere “in scatola” il colpevole, di dare una collocazione al male, quasi che questo riordino possa farci credere che il male è altro da noi. Così il gesto omicida di chi distrugge la propria famiglia, diventa “un raptus”, l’omicidio di un neonato fatto dalla madre, diventa “depressione”.
Ma questa volta, con la strage di Oslo e di Utoya si è andati oltre, le parole sono state usate in modo improprio, Anders Behring Breivik è diventato un “fondamentalista cristiano”, un ”cristiano integralista”, quasi a scusarsi di aver per prima cosa pensato che si trattasse di un “fondamentalista islamico”.
Un giornale ha titolato “Norvegese, fascista, cristiano integralista: questo l’autore delle due ignobili stragi – Ma gli sciacalli non esitano a tirare in ballo Al Qaeda”.
Il bue che dice cornuto all’asino, perché se è sbagliato accusare Al Qaeda, (anche se la modalità dell’autobomba poteva aver tratto in inganno) lo è ancora di più pensare che la strage sia “cristiana”. La Chiesa Cattolica si batte per la libertà di tutti, Cristo ha insegnato il perdono anche dei propri assassini e non la vendetta.
Imbracciare una mitraglietta e sterminare i propri simili non ha nulla di cristiano. Cristo morto in croce ha indicato una via che non è certo quella intrapresa da Anders Behring Breivik.
Le parole hanno un peso, a volte possono essere un’arma, una miccia che accende gli animi, bisognerebbe “pesarle”.
Piuttosto c’è da domandarsi se Breivik sia un caso isolato, un pazzo ossessionato dal multiculturalismo o se invece si possibile che nella tranquilla Norvegia, dove lo Stato pensa a te, dalla culla alla tomba, dove se la prigione è al completo si crea una lista d’attesa, dove la custodia cautelare non può superare le 8 settimane, nasca e cresca un’ideologia capace dei compiere simili atrocità.
Un’ideologia disumana, che immagina che la violenza possa cambiare il mondo, che fare strage di ventenni possa cambiare il corso della storia.
Su FB una mia amica ha postato questa frase di Sant’Agostino "Da due pericoli bisogna guardarsi: dalla disperazione senza scampo e dalla speranza senza fondamento."
Ecco, vale la pena di fermarci a riflettere.