Ancora a proposito dell'Islam
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Molti di noi sanno quanto sia dibattuto oggi questo tema storico sulle Crociate, visto il diffondersi del terrorismo islamico e la costante “invasione” dell’Europa da parte di popolazioni di religione musulmana. Infatti, buona parte della storiografia italiana e europea sulle crociate, risente degli echi ancora persistenti delle leggende anticattoliche di origine illuministica successive alla Rivoluzione Francese. La stessa storiografia che dipinse il Medio Evo come l’era dei secoli bui ha influito in modo tragico deformando la verità storica su questi fatti, e solo ora lentamente grazie a studiosi americani e inglesi viene rivista alla luce delle ricerche condotte con criteri di verità e non secondo impostazioni ideologiche.
Quando ho occasione di tenere delle conferenze sulla antropologia culturale islamica, le obiezioni che mi vengono fatte, anche da persone istruite e acculturate, denotano l’ignoranza delle recenti acquisizioni su quegli eventi, realizzate grazie a curiosi e intraprendenti studiosi che hanno capito quale meccanismo fraudolento si celasse dietro lo schermo dell’ideologia illuministica degenerata poi nella lettura marxista degli eventi storici.
“Le Crociate non furono un atto di colonialismo, ma la risposta militare a una lunga serie di aggressioni da parte dell’Islam contro i Luoghi Santi e i pellegrini”. E’ quanto sostiene Rodney Stark nel suo libro.
Ripercorrendo la storia delle sette maggiori Crociate, che si svolsero tra il 1095 e il 1291, il libro di Stark dimostra come l’Europa abbia dovuto reagire a una vera e propria strategia di conquista.
“Finalmente un libro sulle crociate convincente ed equilibrato, lontano dalle recenti diatribe ideologiche e grossolane che le liquidavano come un brutto affare. Stark dimostra che i crociati erano ben lontani dall’intento di colonizzare, e reagivano solo agli attacchi. La loro motivazione fondamentale, per quanto talvolta abusata, era allo stesso tempo difensiva e spirituale”, ha scritto Jeffrey Burton Russell, professore emerito di Storia della University of California.
E Philip Jenkins, professore di storia e studi religiosi presso la Pennsylvania State University, ha affermato “questo libro si lancia all’assalto dei facili miti che gli studiosi hanno reso popolari a proposito delle crociate. L’esito è sbalorditivo. Il suo più grande risultato è di farci vedere i crociati nei loro veri termini”.
In effetti Stark, docente di scienze sociali alla Baylor University in Texas, smonta uno ad uno tutti i pregiudizi secondo cui “durante le crociate un mondo cristiano imperialista ed espansionista devastò, saccheggiò e colonizzò un Islam pacifico e tollerante”.
L’autore documenta, con precisione e vastità di fonti storiche, come il mondo moderno creda a leggende circa la presunta superiorità culturale, tecnologica e militare del mondo islamico, sulla immaginata rozzezza dei barbari europei, e sulle motivazioni che avrebbero spinto parte dei secondogeniti della nobiltà europea a cercare ricchezze, terre e bottino in Terra Santa. Secondo Stark non è affatto vero che mentre l’Europa viveva secoli bui, l’Islam aveva raggiunto il livello più alto nelle arti e nelle scienze e nella tecnologia. Il docente di scienze sociali spiega che le parti più avanzate della cultura araba erano in realtà espressioni dei popoli conquistati e cioè la cultura greco-giudaico-cristiana di Bisanzio, con gli autori e le conoscenze di comunità cristiane come i copti e i nestoriani, la sapienza dello zoroastrismo persiano e le grandi scoperte dei matematici indiani.
Nel libro, Stark riporta come gli arabi musulmani non amassero né i libri né la ruota.
Il docente statunitense riporta che quando il comandante delle forze arabe che avevano conquistato Alessandria d’Egitto chiese al califfo Umar che cosa dovessero fare dell’enorme biblioteca della città, Umar rispose: “Se ciò che in essi è scritto è concorde con il Libro di Dio (Il Corano), sono superflui; se è in disaccordo non sono graditi. Pertanto distruggeteli”.
Inoltre – fa sapere Stark – “quello che sappiamo con assoluta certezza è che dopo la conquista islamica dell’Egitto, del Nord Africa e della Spagna, da tutte queste terre scomparve la ruota. Per secoli non vi furono più né carri né carretti. Tutte le merci venivano trasportate a mano oppure ammassate su cammelli, muli o cavalli”.
Circa l’ipotesi diventata luogo comune secondo cui le crociate non avevano nulla di spirituale ma vennero alimentate dai secondogeniti della nobiltà europea per acquisire proprietà e ricchezze, Stark riporta in dettaglio l’appello dei Pontefici per proteggere la Terra Santa, in particolare l’appello di Urbano II a Clermont (1095) nel quale si approfondisce la tradizione millenaria del pellegrinaggio. Dal libro di Stark si comprende chiaramente come fosse proprio la volontà di espiazione, il desiderio di salvezza eterna, l’impegno a riconquistare e proteggere la Terra Santa, a motivare i tanti uomini che combatterono nelle crociate. Migliaia di persone, tra cui anche i membri delle famiglie reali europee, vendettero tutto quello che avevano e in molti casi pure si indebitarono, per rispondere all’appello papale e finanziare e alimentare le Crociate.
I crociati europei si batterono valorosamente, con coraggio e ardore. Vinsero battaglie anche quando erano in condizioni di inferiorità numerica e di mezzi. Persero la Terra Santa solo a causa delle divisioni che laceravano i cristiani d’Occidente da quelli d’Oriente, e per le rivalità delle diverse famiglie reali europee.
Un altro particolare che la vulgata moderna sembra aver dimenticato è che gli islamici praticavano continui massacri dei cristiani che si recavano a Gerusalemme. Solo durante l’epoca del sovrano d’Egitto al-Hakim, all’inizio del XI secolo, esattamente nell’anno 1009, centinaia di cristiani vennero crocifissi e lapidati, i monaci del monastero di Mar Saba messi al rogo, migliaia di chiese vennero devastate, e la stessa chiesa del Santo Sepolcro, la grandiosa basilica costantiniana venne rasa la suolo. Il libro di Stark si conclude ribadendo che non sono certo state le crociate la radice dell’odio che alberga nei cuori dei terroristi fondamentalisti.
Ma anche un altro valente studioso americano, Robert Spencer, direttore del Jihad Watch, ha pubblicato in Italia e sempre presso l’editrice Lindau un libro straordinario dal titolo: “Guida (politicamente scorretta) all’Islam e alla Crociate”, nel quale con abbondanza di riferimenti bibliografici sul Corano e su altri testi, contesta le affermazioni che oggi sono di moda tra giornalisti e politici che poco o nulla conoscono di quegli importanti fenomeni storici e culturali, che oggi ci interpellano per le nefaste conseguenze sul nostro modo di vivere nelle nostre città.
C’è una specie di nebbia fissa che si alza sulla figura di Muhammad, il fondatore dell’Islam, il sigillo dei Profeti. Per capirne il ruolo attuale basti ricordare le sue gesta e le sue parole quand’era in vita. Noi tutti ci facciamo un’idea della personalità degli uomini che hanno fondato le religioni del passato, è sufficiente conoscere la loro storia. Mosé ha salvato il popolo ebreo portandolo nella terra promessa e ha ricevuto la legge sul Sinai, Budda ha vissuto da grande saggio è ha ricevuto la sua “illuminazione”, Gesù sappiamo cosa ha fatto e cosa ha detto perché è narrato dai Vangeli. Ebbene di Maometto c’è la tendenza diffusa a nascondere la sua vita di guerriero e di conquistatore. Ora, se un uomo fonda una religione di pace e di fratellanza, come può macchiarsi di delitti e di omicidi contro gli uomini che non accettavano le sue proposte? Ecco perché è utile leggere questi testi: narrano le gesta e le parole del profeta Muhammad, che ancora oggi trovano seguito presso centinai di milioni di credenti in Allah, e che ci riguardano da vicino per averne alcuni milioni anche nelle nostre terre.
Questi due libri dovrebbero leggere molti dei nostri vescovi e sacerdoti per avere quel minimo di conoscenze per avvicinarsi in modo intelligente e produttivo al mondo islamico, che sempre più ogni giorno ci pone problemi di convivenza. Il dialogo si basa sulla conoscenza reciproca! Non sulle leggende. Ricordo con sgomento un colloquio avuto di recente con un vescovo del nostro Veneto, dal quale mi ero recato per proporgli di attivare un giro di conferenze presso le parrocchie sul tema della conoscenza della antropologia culturale islamica. La risposta fu: “Ma cosa vuole spiegare nelle parrocchie l’Islam. Conoscono poco anche la dottrina cristiana. E poi, sul tema delle moschee, non vedo l’urgenza di affrontare il problema, da noi sono pochi i musulmani e si ritrovano in qualche negozio dismesso”. Un saggio monaco dedito alla preghiera e alla meditazione e impegnato a predicare esercizi spirituali in conventi e monasteri, al quale avevo chiesto consiglio, mi ha rudemente fatto notare che è inutile il mio tentativo di convincere i pastori a far conoscere l’Islam alle nostre comunità, sono impreparati e terrorizzati. Mi ha suggerito di pregare.