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Il Patriarca Scola a Milano

Fonte:
CulturaCattolica.it
Ospitiamo volentieri questa riflessione del nostro collaboratore Angelo Busetto sulla nomina di Scola a Arcivescovo di Milano, perché ci pare aiuti a leggere questo avvenimento ecclesiale al di là di sterili e sorpassate contrapposizioni ideologiche, che tutto hanno di mira meno che aiutare a comprendere quello che sta accadendo nella Chiesa

Guardando le reazioni della stampa alla nomina del patriarca Scola a Milano, viene da domandarsi quanto il marchio di CL abbia segnato la sua figura nelle paginate che i quotidiani gli hanno dedicato. Sembrano emergere due principali chiavi di lettura. Da una parte c’è chi afferma che la sua formazione ciellina è una sorta di peccato originale: anche quando viene cancellato dal battesimo, le conseguenze restano; ciellino sei, ciellino resterai. Dall’altra parte c’è chi afferma che il patriarca Scola, soprattutto nei nove anni trascorsi a Venezia, ha dimostrato di aver ben superato la sua origine ciellina, aprendosi a un orizzonte assai più vasto di quello suggerito dalla precedente appartenenza, fino a sorprendere veneziani e non veneziani. Che pensare di queste valutazioni? Mi sia permesso affermare – anche in forza di personale esperienza – che le affermazioni di alcuni giornali appaiono frutto di pregiudizio o almeno di non adeguata conoscenza della realtà. L’esperienza proposta dal movimento di Comunione e Liberazione è un cammino che introduce al reale considerato nella totalità dei suoi fattori. E’ il contrario di ogni forma di spiritualismo individualistico, di settarismo e fondamentalismo. Il carisma di CL, riconosciuto dal magistero, aiuta a percepire e a vivere la cattolicità della Chiesa. Chi si lascia educare dal Movimento viene condotto ad abbracciare passato e presente e futuro, vicini e lontani, anche se poi in un sano realismo dovrà fare i conti con la naturale difficoltà a vivere in piena coerenza. ‘Appartenere a CL’ è un modo concreto di ‘appartenere alla Chiesa’; non è fare una cosa a parte, staccata dal resto. Si costruisce con modalità specifiche – come sempre è accaduto nella storia - la Chiesa di tutti. Con la scelta di Scola ad Arcivescovo di Milano, possiamo rilevare che un carisma, nel livello della sua maturità, ritorna nel luogo in cui è spuntato e nel quale le sue radici sono state e sono così profonde da espanderlo in tutto il mondo. Una grande diocesi si avvale, anche a livello di guida, di un dono di Grazia che lo Spirito Santo ha fatto nascere proprio nel suo ambito. Come diceva Papa Giovanni Paolo II, un carisma rettamente vissuto è un bene per tutta la Chiesa, è una grazia che va a riverberarsi in tutto il mondo. Angelo Scola, che la natura ha gratificato di grandi doti personali, ha avuto la ventura di incontrare validi maestri di vita e di fede e un educatore eccezionale come don Giussani. L’educazione ricevuta in CL ne ha raccolto ed esaltato la struttura umana già così ricca. Anche lui, come altri aderenti al movimento, avrà provato sulla propria pelle la pesantezza di giudizi mondani e schematici, ma allo stesso tempo avrà sentito riecheggiare in cuore la parola di Pietro a Gesù: “Signore, da chi andremo?”. Gli apostoli, avendo incontrato Cristo non attraverso elucubrazioni razionali ma in un’esperienza umanamente vera e bella, non hanno potuto andare da nessun’altra parte se non quella intravvista e sperimentata stando con Lui. Quanto a noi, non ci resta che pregare, domandando al Signore che il patriarca Scola prosegua il suo personale cammino di sequela a Cristo e di obbedienza al Suo successore, per il bene della Diocesi di Milano e dell’intera Chiesa e per una testimonianza credibile al mondo.

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