La Provvidenza e due Papi amici
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È un disegno provvidenziale che guida la storia. Disegno misterioso, ma reale. Percepibile come un’esperienza che segna la vita e ne svela la grandezza. In questi momenti è la profondità della realtà, dell’esistere, che si avverte in un rapporto in cui il cielo e la terra si fanno vicini. Uno di questi momenti “speciali”, di Grazia, è stata la beatificazione di Giovanni Paolo II, come ha spiegato il suo grande amico e ora nostro Papa Benedetto XVI. “Uno solo è Dio, e uno è Cristo Signore, che come un ponte congiunge la terra e il Cielo e noi in questo momento ci sentiamo più che mai vicini, quasi partecipi della Liturgia celeste”. Così il 1maggio è stato, tangibilmente, la festa della Divina Misericordia che ci ha donato Giovanni Paolo II e ce lo pone come nostro potente intercessore. Ma quanti eventi, soprattutto dolorosi, non riusciamo a leggere in una logica provvidenziale, quanti sfuggono alla nostra comprensione e annunciano “il futuro di Dio trascendente rispetto alla storia, ma che pur incide sulla storia”. Lo ha spiegato bene Papa Benedetto rispondendo, il venerdì santo, a una domanda sul dolore innocente posta da una bambina giapponese. Non abbiamo risposte di fronte al dolore, ma “sappiamo che Gesù ha sofferto come voi, innocente, che il Dio vero che si mostra in Gesù sta dalla vostra parte. Resta la tristezza. Ma Dio mi ama anche se sembra che non mi conosca. Capiremo questo progetto d'amore un giorno. Non è un caso. Sta sicura. Noi siamo con te”. Anche la vita di Giovanni Paolo II è stata segnata dalla sofferenza. Dalla perdita della madre in giovane età alla spogliazione totale delle forze fisiche, fino a non poter comunicare più se non con la sua presenza. Ora è beato: “per la sua fede, forte, generosa e apostolica” che non lo ha mai abbandonato. Il Papa polacco ha cambiato il volto della Chiesa, non solo esteriormente per una modalità espressiva che sapeva parlare al cuore di tutti e guardare ciascuno come se fosse unico, ma anche internamente. Non dimentichiamo le 14 Encicliche che hanno toccato i temi di maggior interesse per ogni uomo seriamente impegnato con la sua esistenza. Dal rapporto fede ragione, alla ricerca della verità, al lavoro, alla dignità della donna, alla difesa della vita. E oggi la beatificazione giunge a far giustizia di ogni parzialità di ricordo, a significare l’inevitabile emozione, per ricordare a tutti che l’eccezionalità di Wojtyla è stata la santità, il suo permettere a Gesù Cristo di operare in lui, di mostrarsi attraverso il suo sorriso, la sua amorosa forza, come amico e compagno dell’uomo. L’invito a non avere paura di Cristo, a spalancargli le porte, trovava credibilità nei suoi gesti e nelle sue parole, sempre profumate di una testimonianza di vita esemplare. E questa è stata la “causa” del suo pontificato. “Quello che chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante -forza che gli veniva da Dio- una tendenza che sembrava irreversibile”. Così ci ha permesso di conoscere un tratto del “futuro di Dio”. “Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all'ideologia del progresso, egli l'ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza da vivere nella storia con un spirito di avvento”. E questo perché lui, attraverso sua Madre, gli ha dato tutto. Totus tuus. “Sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo. Ti prendo per ogni mio bene. Dammi il tuo cuore, o Maria”.