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Pasqua di Risurrezione

Fonte:
CulturaCattolica.it
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“La festa di oggi, la luce che è la Pasqua, la folgorazione immensa che è la Resurrezione sono la speranza raggiunta, la speranza esplosa, la speranza che ha incenerito in sé i limiti della storia e, insieme, l’ha riconciliata con se stessa e con la sua tensione”. Così scriveva lo scrittore e drammaturgo Giovanni Testori. La Risurrezione, fondamento della fede, è la speranza perché corrisponde alla ragionevole esigenza che ciò che amiamo sia per sempre, che niente vada perduto. Ma la risurrezione che Cristo ci ha donato supera qualsiasi aspirazione umana. Papa Benedetto l’ha definita una mutazione genetica compiuta da Dio in Gesù e promessa a tutti. Ardua è, invece, l’accettazione della croce, del dolore e del male in genere. Anche se la storia, personale e del mondo, è piena di croci, non ci si abitua allo scandalo che la croce ha in sé. Nell’omelia della domenica delle Palme il Papa ha commentato il cammino di Gesù verso Gerusalemme, emblema del nostro cammino umano, come “il cammino verso l’altezza della Croce, verso il momento dell’amore che si dona”. Sulla croce è in mostra il culmine dell’amore di Dio che ha sacrificato Suo Figlio. Il nostro incamminarci con Gesù, allora, è “la via alta verso il Dio vivente”. L'aspirazione che da sempre l’uomo coltiva “a essere come Dio”, lo pone “nel punto di intersezione tra due campi di gravitazione. La forza di gravità che tira verso il basso – verso l’egoismo, la menzogna, il male; la forza di gravità dell’amore di Dio: il Suo amore e la nostra risposta che ci attirano verso l’alto”. Qui si inserisce il dramma quotidiano della libertà. Cristo è salito in Croce per attirarci verso l’alto, per sostenere uno sforzo altrimenti impossibile. Si è annientato per “sollevarci all’altezza di Dio”. diventando nostro compagno di cammino, uomo come noi, “ci prende per mano e ci dà la forza che ci solleva in alto”. L’uomo può aspirare ad essere come Dio imitando Gesù, la sua totale umiltà. “Oh, gran re, grande in ogni tempo, come posso io raccontare questa tua fedeltà? Poiché nessun cuore umano può immaginare che cosa offrirti in cambio. Io non posso comprendere coi miei sensi, come eguagliare la tua Misericordia”, recita un corale della Passione secondo Giovanni di Bach. In questa Pasqua sia vivo in noi il grido di una domanda sincera a chi esaudisce il nostro desiderio al di là di ogni possibile immaginazione. A Chi ci dona la Vita per sempre. Buona Pasqua.

(G.Testori, Corriere della Sera, 15 aprile 1979, pubblicato in Davanti alla Croce, ed. Interlinea)

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