«Immigrati, Chiesa ed ICI»
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Chissà perché ci sono persone che non sanno cogliere l’opportunità di tacere, e debbono sputare sentenze su tutto, diffondendo pregiudizi e accuse gratuite? Ho letto la lettera di quell’Insegnante di religione «cattolica» (autoproclamatosi tale) e la risposta di Augias a proposito di «Immigrati, Chiesa ed ICI» e non nascondo il mio disappunto. Da un lato mi chiedo se chi insegna Religione cattolica debba proporre le proprie opinioni o essere fedele all’insegnamento della Chiesa (del resto, se questo non fosse il problema, non sarebbe stato necessario firmarsi come «insegnante di religione»).
Dall’altra parte mi pare che il vero problema, per un cattolico, non sia l’ovvio invito – dico «ovvio» consapevolmente, almeno avendo nelle orecchie e nel cuore quanto il Vangelo di oggi (3° venerdì di quaresima) afferma a proposito del comandamento «ama il prossimo tuo come te stesso» – a farsi carico dei bisogni concreti di ogni fratello, quanto piuttosto l’urgenza della evangelizzazione. Ciò che salva l’uomo non è un programma politico, bensì la fede reale e concreta in Gesù Cristo.
Questo dovrebbe fare vivere a tutti i cristiani, per la loro appartenenza alla Chiesa, la passione per comunicare quanto di più prezioso hanno. A meno che non ritengano – come spesso appare – che la loro fede sia una inutile appendice, un orpello del passato, di cui non gravare le giovani generazioni e gli uomini di altre religioni.
Ma pensare così non è pensare cattolico e forse sarebbe una buona ragione per chiedere di rinnovare la richiesta di «idoneità» conferita a codesti insegnanti di religione.