L'esperienza liberante della Confessione
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Da più di due anni ormai, da un momento difficile che passai, ho preso l’abitudine di confessarmi spesso. Ormai mi confesso tutte le volte che mi rendo conto di aver commesso qualche peccato. Quando me ne rendo conto inizio a sentirmi a disagio, proprio a disagio, in ogni cosa che faccio. No, non è questione di moralismo, o peggio devo tappare un buco. Non è questione che “devo” o che sento “incombere le fiamme infernali”. Io, che credo in Dio perché c’è, che mi rivolgo a Lui tutti i giorni, Lo ritengo adulto e comprensivo. Ne ha viste Lui, Lui vede ciò che combino, si mette le mani nei capelli e certo, come ha sempre fatto, per Lui la contrizione è sufficiente a perdonarmi. Anzi, il solo fatto che nel momento in cui capisco di avere commesso un peccato io sia respirante, significa che Iddio mi ha ancora dato una possibilità: se si fosse spazientito definitivamente non mi avrebbe lasciato il tempo di pormi il problema.
No, la faccenda della Confessione è ben diversa. La Confessione serve innanzitutto per il mio rapporto con me, con il mondo, con le persone, con le cose: Iddio vede il mio pentimento, so già che Lui mi perdona, grazie a Dio! Quando capisco di avere sulla coscienza qualcosa, è come se mi sentissi falso in tutto. Mi sento insincero se sorrido, insincero se cerco di capire le ragioni di qualcuno, se cerco di venirgli incontro, se cerco di aiutarlo. Sotto sotto c’è qualcosa che mi dice “eh, ma non lo stai prendendo per i fondelli? Guarda che tu hai fatto ciò che sai!” Oppure penso a quella mia attitudine eroica, ideale, che è propria della mia personalità. Io che amo tanto affrontare le cose come assalto all’Ideale, come battaglia eroica quotidiana, come “ad altiora”, come sfida ad andare sempre più a fondo... sotto sotto la mia coscienza mi dice: “Ma a chi vuoi darla a bere? Guarda che cosa c’è in sospeso, guarda quanto sei stato inadeguato all’Ideale, e tu lo sai! E’ inutile che ti getti all’attacco baionetta in canna sotto le cannonate quando sai che sei scappato davanti a un nemico armato di fionda!” Il mio universale, eroico Beethoven, il mio apollineo Mozart, il mio mistico Bach, il titanico Michelangelo, il riflessivo Ibsen, il profondissimo Montale, il graffiante Solzenitsin... mi rendo conto di non poterli amare, apprezzare, afferrare se sono uno così meschino.
Che differenza la Confessione! Iddio, ti ringrazio! Chiedi perdono a Dio, e sai che Lui te lo dà, anzi, come dicevo, te lo ha già dato. Ma dire con la bocca, con la lingua ciò di cui hai rimorso ti obbliga, con fatica, a estrarlo dal fondo più fangoso e limaccioso del cuore, a tirarlo su, su fino alle labbra, per poi dirlo. Nell’istante in cui lo dici le cose iniziano a uscire da te! E alla fine c’è uno, uno in carne e ossa, che ti dice che sei sciolto, che sei libero! Tutto quel fango, tutto quel peso, quelle catene, quel velo davanti agli occhi, scompaiono... si dissolvono. Puoi tornare a essere uomo, puoi tornare all’altezza dell’Ideale! Puoi tornare a guardare negli occhi gli altri con sincerità, a commuoverti con sincerità dinnanzi alla bellezza della cose e del mondo, a dialogare con le grandi opere dei grandi dell’umanità! Non è la psicanalisi, in cui porti alla luce le tue catene, ma non c’è nessuno che ti libera.... e queste tornano laggiù, pesanti come prima (“La psicanalisi è una confessione senza assoluzione” diceva Chesterton) , e, anzi, nel tirarle su hai ancora di più intorbidito l’acqua. Dopo la Confessione ricominci da zero, ricominci a respirare, ad avere lo sguardo commosso di un bambino! Non ci sono parole, non c’è che commozione per questo. Un bambino, anzi, meglio di un bambino, perché ti sei scaltrito, sai meglio dove stia il pericolo, sai dove potresti non essere all’altezza, e puoi lavorarci, non devi fare l’esperienza da capo. Dopo la Confessione sei puro come una colomba, non c’è più il fango, le catene, il fetore di prima, e sei accorto come una serpe! Mi domando, sinceramente, come facciano a vivere coloro che non si confessano... si vede, purtroppo, che la Confessione è fuori moda: quante incrostazioni sopra al cuore, cioè quante cateratte davanti agli occhi si vanno stratificando negli anni!
Invece dopo la Confessione torni a essere un uomo, puoi tornare a guardare le cose con la schiena diritta, ergendoti in tutta quella sete inestinguibile di Ideale che è l’uomo.