Meno preti in cattedra
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Siamo contenti che, a partire da TMNews (che hanno intervistato sia me che Nicola Incampo), nel dibattito anche le nostre posizioni abbiano avuto accoglienza.
Riporto l’articolo di Giancarlo Galeazzi, vaticanista de La Stampa, che fa il punto della situazione (mentre ringrazio il giornalista Giuliani di TMNews per avere riportato fedelmente le nostre considerazioni). [don Gabriele Mangiarotti]

L’insegnamento della religione è sempre meno affidato ai sacerdoti. A confermarlo è la Cei, che attraverso il ‘Servizio nazionale per l’Insegnamento della Religione cattolica’ ha rivelato che nell’ultimo 15ennio il numero di insegnanti nominati dal vescovo territoriale si è ridotto del 70%: “la quota dei sacerdoti e dei religiosi - fa sapere la Conferenza episcopale - si è via via contratta fino a ridursi da oltre un terzo (36,6%) nel 93/94 al minimo storico del 12,6% nel 2009/10”. Quella dei laici è una presenza, dietro la cattedra, soprattutto femminile. Se è vero che i maschi laici sono “passati dal 18,2% al 30,9%”, il ‘Servizio nazionale per l’Insegnamento della Religione cattolica’ della Cei fa notare che “di peso sempre più consistente si è rivelata la componente laica femminile, che oggi appare largamente maggioritaria rappresentando il 56,5% del corpo docente”. Complessivamente, fa rilevare sempre il rapporto, solo poco più della metà dei docenti di religione è di ruolo ed osserva un orario a tempo pieno. I docenti di religione non ci stanno, non si sentono dei privilegiati: contestano, anche vibratamente, l’interpretazione dei dati pubblicati nelle ultime ore dalla Cei, attraverso il ‘Servizio nazionale per l’Insegnamento della Religione cattolica’, che ha rilevato come in un solo anno gli studenti che si avvalgono dell’ora di religione siano aumentati dell’1%. Quasi 70mila, in pratica, hanno preferito svolgere attività alternative o studio individuale. Eppure il numero di docenti di religione è aumentato. E nemmeno di poco. Nello stesso arco di tempo, il numero di insegnanti nominati dal vescovo si è infatti incrementato di oltre 1.100 unità. Un ‘privilegio’, sostengono le associazioni laiche, che si somma alla valutazione degli scatti di anzianità biennali già da supplenti e ad un percorso di assunzione a dir poco agevolato. I diretti interessati, una cui rappresentanza è stata interpellata da TMNews, respinge però compattamente tutte le accuse, ad iniziare dal fatto che non bisogna fermarsi a leggere i ‘freddi numeri’. Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it, sostiene che bisognerebbe meravigliarsi positivamente, piuttosto, del fatto che “a fronte di una continua campagna di ‘antisensibilizzazione’ all’insegnamento della religione cattolica, questa riesca ancora a tenere. Quello che è grave, a mio avviso, è che sembra di assistere al ‘godimento dello schiavo’ o, se preferite, al dispetto di chi si evira per fare dispiacere alla moglie”. Mangiarotti sostiene che “oggi l’urgenza non è altro che quella ‘emergenza educativa’ che fa cadere tanti giovani nella disperazione e nella insignificanza della vita. Se c’è un problema da porre è quello della adeguatezza dei docenti alla sfida epocale che stiamo attraversando, alla loro preparazione e alla capacità di dare le giuste coordinate per capire se stessi e la propria storia, le proprie radici. E per questo - conclude il sacerdote - l’Irc rimane una risorsa irrinunciabile”. Nicola Incampo, responsabile Irc del sito CulturaCattolica.it e insegnante di religione cattolica, fa notare che “l’incremento degli insegnanti di religione riguarda esclusivamente la scuola primaria e la scuola dell’infanzia. Questo perché il Concordato del 1984 ha previsto che il maestro di classe o di sezione non fosse più obbligato a insegnare religione, ma deve dichiarare la propria disponibilità all’inizio di ogni anno scolastico. E con l’entrata in vigore della riforma della primaria, nelle classi dove il maestro dichiarava la propria indisponibilità all’insegnamento della religione cattolica, dando più risorse da spendere nella propria classe e nella propria scuola, sono aumentati gli specialisti di religione cattolica”. Per il docente si sarebbe dovuto esaltare l’incremento di offerta formativa, piuttosto che sottolinerne aspetti irrilevanti. “Ora non vorrei - conclude Incampo - che per dar ragione alla Gelmini, cioè per risparmiare, si chieda al ministro Gelmini di obbligare i maestri curricolari ad insegnare anche religione cattolica”. Orazio Ruscica, segretario del sindacato nazionale degli insegnanti di religione (Snadir), si sofferma sul fatto, invece, che anche se l’incremento complessivo della materia c’è stato, nell’ultimo anno diversi insegnanti di religione precari hanno comunque dovuto lasciare la cattedra. Esattamente come è avvenuto per i docenti delle altre materia. “Per gli insegnanti precari - dichiara a TMNews - non c’è stata alcuna svolta e, per effetto della riforma, quelli che avevano una cattedra formata da poche ore adesso non lavorano più”. Del resto, “come è noto a chi conosce bene il mondo della scuola italiana, ridurre il numero delle classi significa ridurre inevitabilmente anche le cattedre di religione. Il rischio che si corre con questa disinformazione - sottolinea Ruscica - è di scatenare un’assurda guerra fra insegnanti. Ecco perché occorre ribadire ancora una volta che i docenti di religione sono tali perché vincitori di un concorso ordinario bandito dal ministero dell’Istruzione, così come avviene per le altre materie di insegnamento. Non sono, dunque, né insegnanti privilegiati né di serie B”. Le associazioni e i movimenti laici tornano a lamentare l’aumento ingiustificato di docenti di religione cattolica nella scuola pubblica: l’occasione per farlo sono i dati emessi del ‘Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l’Insegnamento della Religione cattolica’, in base ai quali risulta che a fronte di un taglio sensibile degli organici e la riduzione dell’1% del numero di alunni e studenti che seguono l’ora cattolica, nel 2010 gli insegnanti di religione sono aumentati di oltre 1.100 unità. Dati che, secondo i rappresentanti laici, confermerebbero che questi docenti, nominati dal Vaticano, continuano a mantenere uno status lavorativo di base più favorevole. “La cosa grave - dichiara a TMNews Antonia Baraldi Sani, della Consulta romana per la laicità delle istituzioni - è che i docenti di religione cattolica hanno diritto alla nomina in una determinata classe anche se nella stessa classe vi è un solo alunno che ha scelto di svolgere religione cattolica”. I movimenti laici fanno notare che mentre gli effetti della legge 133/08 - la manovra taglia-spese d’inizio legislatura - si abbattevano sugli organici della scuola, producendo nel 2010 il dissolvimento di circa 15mila cattedre di ogni ordine e grado (quasi 20mila si aggiungeranno nella prossima estate), il numero di insegnanti di religione cattolica è passato da 8.232 (a.s. 2008-09) a 9.369 (2009-10), con un incremento di 1.137 prof equamente divisi tra primaria e secondaria. La componente della Consulta per la laicità sottolinea che quanto sta accadendo ha origine con quanto “è stato stabilito nell’intesa tra Governo italiano e Cei nel 1985: da allora - fa notare Baraldi Sani - la diminuzione degli alunni che seguono religione cattolica ha scarso rilievo a fronte del numero complessivo degli alunni. Sono sufficienti in una scuola superiore 18 alunni in classi diverse, mettiamo uno per classe, per far scattare la cattedra come se un’intera classe avesse scelto l’irc”. Dello stesso avviso è Maria Mantello, docente di Filosofia e storia e presidente dell’Associazione nazionale del libero pensiero ‘Giordano Bruno’, la quale ricorda che “poiché per prevedere la presenza di un insegnante di religione può bastare anche un alunno per classe, appare chiaro come il numero di questi docenti sia svincolato dal rapporto insegnanti-alunni valido per tutti gli altri docenti della scuola statale che hanno classi di circa trenta studenti”. Secondo la rappresentante dell’associazione laica è normale, quindi, che “il mercato del lavoro degli insegnanti di ‘Religione’ sia rimasto abbastanza stabile”, o addirittura in crescita, “nonostante siano diminuiti, in alcune realtà anche sensibilmente, il numero degli studenti ‘avvalentisi’. Un mercato che è tutto nelle mani della Chiesa romana perché - conclude Mantello - lo Stato italiano accorda al Vaticano il privilegio di designare gli insegnanti di religione: così non il diritto italiano, ma quello ecclesiastico regola la materia”.