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Sono uscite le materie della maturità

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Sono uscite le materie della maturità. I giornali titolano: si torna all'antico, esami più severi, seconda prova affidata ai commissari esterni spauracchio per gli studenti, anche quest'anno tutte sufficienze per essere ammessi, l'anno scorso 23.000 non ammessi, quasi il 7%, "si sta camminando nella giusta direzione", questo il commento.
Ancora una volta si conferma la linea impostata dall'ex ministro Fioroni e continuata senza alcun cambiamento dall'avversaria Gelmini: più severità uguale scuola migliore! Basta fare un giro nelle scuole, nelle classi, per accorgersi che in questi anni non è cambiato nulla. Come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni, la noia, la demotivazione, il non senso di quel che si studia segnano i volti dei giovani delle superiori. Perché? Perché la scuola è essenzialmente un rapporto fra chi ha una domanda, o persone a cui è stata suscitata una domanda e chi ha da offrire l'ipotesi di una risposta da verificare nella vita. Purtroppo mancano i primi e più drammaticamente anche i secondi. La merce più rara nelle scuole è costituita da persone che vivono la passione per il proprio destino, per la propria felicità, solo persone così possono offrire delle certezze ai giovani da verificare nelle circostanze della vita, solo persone così, di fronte al drammatico smarrimento dei ragazzi, possono testimoniare che la felicità è possibile, che l'io è una promessa, che c'è una strada per la realizzazione dei desideri più profondi, segnata dagli incontri decisivi come possono accadere tra le persone di una classe, che la vita non dipende dalla fortuna, o dal possedere determinate cose.
Questa mattina vedevo dipinta sulle facce delle mie alunne di Quinta la gioia, dopo aver saputo che il loro prof di italiano sarà membro interno alla maturità, la ragione è molto semplice: perché sanno di avere a che fare con un uomo, impegnato con i suoi desideri, le sue domande, le sue attese e disposto a giocarsi con loro, anche all'esame, in questa sfida continua che è l'educazione, non facendo leva sulla paura indotta da una maggior severità, ma sulla passione all'intelligenza e alla libertà di chi si trova di fronte, uno che non apprezza il nozionismo da "secchioni", il puro e semplice apprendimento di tecniche e abilità, ma la capacità di giudizio, maturata insieme in questi anni, paragonando tutto - quel che si studia, quel che accade, quel che succede in classe, le vicende personali e non - con le esigenze profonde del cuore.
E' di queste presenze che ha urgente bisogno la scuola italiana, non di maggiore severità o di nuovi artifici tecnici.

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