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Cristiani per il bene di tutti

Fonte:
CulturaCattolica.it
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“Le nuove sfide che si affacciano all’orizzonte esigono che Dio e uomo tornino ad incontrarsi, che la società e le Istituzioni ritrovino la loro “anima”, le loro radici spirituali e morali, per dare consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica”. È un giudizio sintetico, anche per questo efficace. Nello sproloquio generale di tanti “maestri del pensiero”, la chiarezza di un giudizio costringe a chiedersi se si è veramente interessati alla verità, alla ricerca di una strada che sia davvero efficace al fine di imprimere una svolta alla generale confusione. Siamo bersagliati di parole che, se consideriamo attentamente, acuiscono incertezze. “È vero, ma…” è una delle espressioni più diffuse. Siamo diventati tentennanti, ogni scusa è buona per non decidere nulla, per permanere in un grigio status quo, mentre, grazie a Dio, qualcosa in noi ci dice che siamo fatti per la luce, per veder le stelle. Allora è importante cogliere i segni e seguirli, come richiede la ragione e suggerisce il cuore, strumento potente per superare “una visione riduttiva della coscienza”, privata, dal pensiero moderno, di riferimenti oggettivi nelle scelte fondamentali. Il bene, il vero, il giusto non sono verità individuali, private e relative. Se così fosse la verità sarebbe impossibile e nemica, mentre sappiamo che, anche quando è dolorosa, la verità rende liberi, porta il bene, la possibilità di un riscatto e di una rinascita. Tuttavia non si arriva da soli alla verità e al bene, anzi ci vengono donati precisamente quando siamo pronti ad accoglierli. Nell’ultima udienza di Benedetto XVI mi è parso di cogliere l’indicazione di quanto oggi manca al nostro vivere sociale. Parlava delle caratteristiche della prima comunità cristiana di Gerusalemme, descritta da San Luca negli Atti degli Apostoli non come “una cosa del passato”, ma come un “modello, una norma della Chiesa presente”. In un mondo in cui, da un punto di vista culturale e sociale, tutto cambia a una velocità sorprendente, qualcosa si pone con una caratteristica di durata, di permanenza nel tempo. Non perché fossilizzata, al contrario, perché fondata su Chi veramente conosce il cuore dell’uomo, un cuore che non ha mutato nei secoli ciò che lo caratterizza: l’aspirazione all’infinito, il bisogno di conoscere il significato delle cose, le domande ultime sull’esistenza. L’ha gridato senza stancarsi Giovanni Paolo II: non abbiate paura di Cristo, solo Lui conosce il cuore dell’uomo”. “Come discepoli del Signore, abbiamo una comune responsabilità verso il mondo, dobbiamo rendere un servizio comune come la prima comunità di Gerusalemme”. Una responsabilità fondata sull’amore per cui, “nella comunità cristiana nessuno deve avere fame, deve essere povero. La comunione con Dio, realizzata nella comunione fraterna, si esprime in concreto, nell’impegno sociale, nella carità cristiana, nella giustizia”. E la comunità cristiana non è forse lo spazio del mondo? non è per tutti questo invito? Come ci ha insegnato Madre Teresa di Calcutta che raccoglieva per strada i più poveri, i derelitti abbandonati da tutti: “l’uomo trova la sua dignità profondissima nello sguardo amorevole di Dio, nel riferimento a Lui”. Altrimenti non c’è giustizia che tenga.

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