Madre a 13 anni
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Gentile dott. Rizzuto,
una delle prime cose che faccio alla mattina, quando sono in vacanza dalla scuola, è quella di indugiare un po’ più del solito, nella lettura dei vari quotidiani nazionali. Stamattina, scorrendo le pagine di LIBERTÀ, mi sono imbattuta nell’articolo “Troppo presto per un figlio. Col tempo proverà disagio» che esprimeva un giudizio sulla decisione di una ragazza che all’età di tredici anni ha deciso di portare a termine la gravidanza partorendo in questi giorni suo figlio. A parte l’enfasi con cui è stata data “la notizia”, (neanche fosse stata una catastrofe, un terremoto o una strage famigliare), ciò che mi ha colpito maggiormente è stato invece il breve inserto di cui sopra, dall’aspetto apparentemente dimesso che invece, già dal titolo lasciava intravedere un giudizio sulla vicenda, alquanto “sorprendente”; mi sono così affrettata a leggerlo.
Non mi sbagliavo: dopo averlo letto per tre volte consecutivamente, ancora facevo fatica a crederci.
“Troppo presto per avere un figlio, perché 13 anni è l’età della adolescenza e della giovinezza e non certo quella dell’assunzione di responsabilità. Così Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva, commenta la scelta della ragazzina di 13 anni, di Cassano Murge, in provincia di Bari, che ha partorito una bimba dopo una relazione avuta con un adolescente di 16 anni, evidenziando che il rischio maggiore, in questi casi, è quello di confondere «un’iniziale euforia con un’assunzione di responsabilità che dovrà essere totale». Ma come, mi domando, una buona volta che una ragazzina accetta l’aiuto generoso di tutta la sua famiglia, nonché del suo ragazzo a portare avanti una gravidanza, seppur “indesiderata”, e non confonde il valore della vita umana con una disgrazia, c’è invece “l’esperto” che si premura di elencare le controindicazioni con presenza di effetti collaterali a parer suo, fonti di sicuri problemi futuri? Sembra proprio così: Anna Oliverio Ferraris,* infatti, dall’altezza del suo curriculum vitae, crede di potersi permettere di avere le carte in regola per prevedere il futuro, o quantomeno, di stabilire che la ragazza «è ancora una bambina e non certo una persona adulta, e non sempre sarà in grado di fornire ad un neonato tutte le cure e le attenzioni che quel bambino certamente richiederà, è una ragazza, è appena entrata nella fase adolescenziale, che prevede tutta una serie di passaggi che una giovanissima mamma dovrà dimenticare. All’inizio può anche sembrare facile ma non è così, e con il tempo la perdita della giovinezza si potrebbe far sentire». Stupefacente, direi!
Ma, visto che “ha fatto trenta”, perché la sig. Anna non dice quello che, seppur sottaciuto, si fa sentire come se fosse urlato dai tetti? O forse sono io che ho capito male?
Forse, la sig.ra Anna, se si trovasse ad avere la figlia tredicenne incinta, sarebbe così premurosa da accompagnarla lei stessa dal medico per assumere la pillola abortiva RU486, oppure l’accompagnerebbe nella clinica privata di sua fiducia dove, nelle sale operatorie intanto che si praticano gli aborti, si possono ascoltare musiche rilassanti new age? Probabilmente, però, non prima di aver fatto un bel discorsetto sull’opportunità della scelta e tentando di spiegare alla ragazza che la vita umana ha senso solo quando viene concepita nel momento giusto, al posto giusto, con la persona giusta, con il lavoro giusto e lo stipendio giusto… cioè mai! E’ vero, forse sono un po’ sarcastica, ma forse è per coprire il dolore che vivo per me, ma soprattutto per i miei ragazzi, circa 400 alunni e non solo, che hanno davanti un mondo di adulti che è uno spettacolo indecente. E’ evidente che la ragazza è giovane, è evidente che il fidanzato lo è anche lui; è evidente che quella non è l’età “ideale” per mettere al mondo un figlio, ma, è altrettanto evidente che “quello”, dal momento in cui è stato concepito, c’è! O no…? Forse è questo l’oggetto del contendere, oppure, siamo già andati oltre e riteniamo di dover essere noi a stabilire quando e perché la vita abbia un valore?
Un mondo di mamme vanno al supermercato e insieme alla carne, le uova, il latte ed il deodorante per il bagno, si preoccupano anche di comprare i profilattici ai figli, così “quello che fanno almeno lo faranno responsabilmente”; oppure mamme che, davanti ad un caffè al bar, dicono alle loro figlie che se le avessero concepite dieci anni prima, le avrebbero più che sicuramente abortite, oppure mamme che informano le figlie su come funziona il meccanismo del concepimento dopodiché “adesso che ti ho detto tutto, vedi di non tornarmi a casa incinta se no ti sbatto fuori!”… Non cito i papà perché purtroppo, la maggior parte delle volte preferiscono tenersi alla larga da discorsi così imbarazzanti oppure sono estromessi, di fatto, dalle matres familiae di turno. Che tristezza, che desolazione, ma anche che rabbia! I ragazzi, nudi alla guerra, di chi si dovrebbero fidare, con chi si dovrebbero alleare, su chi si dovrebbero poter appoggiare, quando, tante volte sono solo giudicati, guardati con sospetto, ricattati e usati come “vetrina” di sé stessi di fronte agli altri? Insegno da 25 anni nelle scuole superiori, conosco e ho conosciuto tanti giovani con problemi di diverso tipo; quando si fidano di te, si lasciano anche aiutare e consigliare, si lasciano sostenere, ma i genitori, a volte… non sia mai che essi debbano chiedere aiuto o consiglio o dichiarare la loro difficoltà educativa, se non quando “la nave brucia”. Molti genitori non sono disposti ad ammettere di aver bisogno di aiuto e perciò non lo chiedono. Io non sono una illustre psicologa come la dott.ssa Oliverio Ferraris, non sono esperta di adolescenza, di problemi della crescita, dei nuovi media, di disadattamento, di bullismo, di devianza minorile, di pedofilia, di adozione.
Sono solo una che con i ragazzi ci vive.
Di una cosa invece sono contenta: sono contenta che nonostante la giovane età, la ragazza di cui sopra, abbia trovato il sostegno generoso di tante persone che l’aiuteranno, l’accompagneranno, accoglieranno lei e il suo bambino e se bisognerà fare dei sacrifici, ne varrà la pena, perché ogni essere umano “vale” qualsiasi sacrificio. La vita è sacra e mi piacerebbe pensare che il suo valore sia ritenuto inestimabile “a priori” anche dai non credenti, perché è la stoffa dell’umano in quanto tale ad essere esigenza di bene, di bello, di buono, di giustizia, di verità e di amore!
Perciò auguri alla neo mamma e grazie per questa bella e coraggiosa testimonianza in questo mondo che sempre di più tenta di sostituire Dio, con l’uomo, aspettandosi poi che l’uomo si comporti come un Dio… illusi!
*Anna Oliverio Ferraris dal 1966 al 1971 ha operato presso l’università di Torino come assistente alla cattedra di Psicologia Sperimentale. Dal 1971 è stata assistente di ruolo nel Corso di laurea in Psicologia dell’Università di Roma dove nel 1975 ha ricoperto l’incarico di Psicologia dell’età evolutiva e dal 1980 è professore ordinario di Psicologia dello sviluppo. E’ stata membro della Consulta Qualità della Rai e del Comitato Nazionale di Bioetica.
E’ autrice di saggi, numerosi articoli scientifici e testi scolatici in cui affronta i temi dello sviluppo normale e patologico, dell’educazione, della famiglia, della scuola, della formazione, della comunicazione in contesti diversi, del rapporto con tv e nuovi media, delle dinamiche identitarie nella società contemporanea.
Ha partecipato e continua a partecipare a numerosi convegni culturali e conferenze, sia in Italia che all’estero. Ha organizzato e partecipato in qualità di docente a corsi di formazione sui problemi della crescita, i nuovi media, il disadattamento, il bullismo, i fattori protettivi e il recupero, l’adolescenza, la devianza minorile, la pedofilia, l’adozione, la comunicazione in classe e in famiglia, rivolti a insegnanti, pediatri, psicologi, psicoterapeuti e associazioni di genitori.
Collabora regolarmente e da anni con le seguenti riviste: “Vita Scolastica”, “La scuola dell’infanzia”, “Vita dell’infanzia”, “Prometeo”. Dirige la rivista degli psicologi italiani “Psicologia Contemporanea”. E’ stata collaboratore fisso per molti anni del Corriere Salute (Corriere della sera) e ora scrive saltuariamente su alcuni quotidiani e altre riviste.