Ilaria D'Amico. Benvenuta nel club
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Benvenuta nel club delle mamme Italiane che lavorano.
Ilaria D’amico conduttrice di Exit su Sky, ha ripreso a lavorare solo un mese dopo aver partorito suo figlio Pietro.
Sky ha allestito una nursery per permetterle di lavorare con più tranquillità, e le permettono anche di lavorare da casa mentre Pietro dorme.
Bravi, ottima attenzione alla maternità, alla professionalità delle donne, ottimo investimento sul futuro, ma non ci incantate.
Le centraliniste che lavorano a Sky han fatto subito sapere che per loro questa attenzione alla maternità non s’è vista.
Già, ma che volete. Via una centralinista se ne trova un’altra.
Brave e belle come la D’Amico no. Del resto è il mondo bellezza.
Passano gli anni, passano i Governi, ma alla famiglia solo contentini, nessuno davvero capace di dimostrare con i fatti che è la famiglia è la vera garanzia per il futuro di un paese.
Ci sono posti di lavoro dove quando torni dopo una maternità non trovi più nemmeno la scrivania, il tuo lavoro lo sta facendo una collega, e tu finisci al centralino – così sei più libera – o vai a fare il jolli in sostituzione di colleghi in malattia.
La D’amico in un’intervista ha detto: “In Italia se fai un bambino quasi devi scusarti” – ma va?
Io di figli ne ho fatti tre in quattro anni o poco più e sono stata davvero un peso, un costo per l’azienda, ricordo che mi sentivo in colpa quando dovevo entrare nell’ufficio del capo a confessare il misfatto. - Le donne sono più precise, più attente, ma fanno figli è uno scotto che si paga, ma vedrà dopo tre figli su una donna si può iniziare a contare -
Di fare il part-time non se ne parlava.
Risposi ad un’inserzione sul giornale dove cercavano una segretaria part time, giovane, diplomata, con qualche anno d’esperienza.
Perfetto pensai, cercano me.
Mi recai al colloquio, abitavo vicino all’ufficio, ero diplomata, avevo una certa esperienza, non mi chiesero perché volevo fare part time, mi diedero un foglio da compilare, nome, cognome, esperienze precedenti, nubile, coniugata, numero dei figli e loro età
Quando la persona che mi stava davanti mi vide scrivere nome ed età dei figli, sulla prima, sulla seconda e sulla terza riga, mi disse: "scusi sa, ma noi cercavamo una ragazza giovane – ma io sono giovane, ho ventisette anni" replicai.
“Si, ma sa, a dire il vero, più giovane” e accartocciò il mio foglio, mi strinse la mano e non disse nemmeno - le faremo sapere.
Uscii, ricordo che era primavera, le siepi che costeggiavano la strada erano fiorite, il sole era tiepido e io andando verso la mia auto piangevo di rabbia.
Anni dopo mi ero messa in proprio, e un giorno capitò in ufficio un tizio a propormi i suoi depuratori per l’acqua, lo lasciai parlare, ma un vecchio rancore che sembrava sopito riaffiorava come olio sull’acqua, gli dissi: “la conosco, non avrei potuto dimenticarla per nulla al mondo” il tipo piuttosto imbarazzato mi guardò “si” continuai “Lei è il signore che una decina d’anni fa mi ha accartocciato il foglio che avevo compilato nella speranza d’essere assunta presso di voi, l’avevo spaventata con il numero dei miei figli”
L’uomo, in evidente imbarazzo smise di decantare il suo depuratore per le acque, posò il depliant sulla scrivania, mi disse che sperava che questa coincidenza portasse ad una collaborazione e guadagnò l'uscita.
Inutile dire che io il depuratore dell’acqua non ce l’ho ancora, e che non lo acquisterei da lui. Anche se capisco che una piccola azienda fosse spaventata da una giovane donna che aveva fatto tre figli uno dietro l’altro, dimostrando grande insensatezza, ostilità verso i moderni mezzi anticoncezionali e quindi scarso attaccamento al lavoro.
Ah, poi visto che l’azienda che si era sobbarcata le mie tre maternità, non concedeva part time, mi sono licenziata e ho lavorato in nero, si in nero, ma part time, in modo da potermi trovare fuori dal portone di scuola dei miei figli quando uscivano.
Parlo di vent’anni fa, ma le cose non sono cambiate se n’è accorta anche la D’Amico che in Italia quando fai un figlio devi quasi scusarti.
Di chi è la colpa, della politica, delle aziende, dell’educazione?
I colpevoli sono molteplici, e le donne oltre ad essere vittime, un po’ sono anche corresponsabili, perché hanno pensato e lottato per una libertà e per una parità che non rispettasse l’essere donna, quasi a scusarsi dei figli messi al mondo, dei fastidi procurati al datore di lavoro, a scusarsi di non essere wonder woman, di non riuscire sempre ad essere in carriera, in maternità, in casa, a letto sempre in perfetta efficienza.
Ora non dico che ce la siamo cercata, sia chiaro, dico che la strada è ancora lunga, che una 10 100 D’Amico possono fare del bene, se la loro consapevolezza diventa la consapevolezza di tutti, altrimenti rimangono delle privilegiate, ci sono loro e poi - le altre - quelle se il bambino ha la febbre non devono farlo sapere, altrimenti gli altri pensano che non sei in grado di pensare al lavoro con professionalità