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Raimondo e Sandra e l’antropofagia televisiva.

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il 15 aprile 2010 è morto Raimondo Vianello, avrebbe compiuto 88 anni il prossimo 7 maggio.
Lui e la moglie Sandra Mondaini erano la coppia televisiva per eccellenza, la televisione fa entrare nelle case i personaggi e un po’ diventano “di famiglia” così è stato anche per Raimondo e Sandra erano amici con i quali non si è mai bevuto un caffè seduti allo stesso tavolo.

Negli ultimi tempi la coppia si era ritirata dalla scena televisiva, la scelta era legata all'età e allo stato di salute di Sandra.
Così la morte di Raimondo Vianello ci ha colto di sorpresa ed era inevitabile diventasse una morte mediatica. Tutti hanno voluto omaggiarlo con i loro ricordi, come si confà a un grande della TV.
Raimondo è stato un innovatore, uno che faceva ridere senza cadute di stile, che ha inventato quella tv dove il presentatore si faceva interrompere, dove l’errore sembrava diventare protagonista dei siparietti, lui e Sandra hanno per anni recitato se stessi in tv, la parodia della quotidianità, non poteva perciò essere sottratto ad un omaggio televisivo.
C’è chi l’omaggio lo ha fatto con buon gusto chi meno, e va bene.

La camera ardente è stata allestita in quella che è stata la sua sede di lavoro, vicino a casa, vicina all’ospedale, non si poteva evitare che tutti gli rendessero omaggio, e va bene.

Per il funerale, la chiesa è stata riservata ai trecento amici più vicini, gli altri fuori a guardare sui maxi schermi, mi è parso eccessivo, ma ho pensato che forse non si potevano arginare né l’affetto, né la curiosità, e va bene.

Ma il funerale mandato in diretta con tanto di commento mi è sembrato una mancanza di rispetto, in certi casi poi, basta l’omelia del sacerdote che celebra il funerale, i tributi pubblici di stima dal pulpito sono davvero una esagerazione, un segno d’affetto e vicinanza che potrebbe avere forme più riservate, l’esternazione pubblica le banalizza.

Ma quello che mi è sembrato davvero offensivo, testimonianza di come la tv possa diventare un cannibale che mangia i suoi stessi figli, sono state le inquadrature sul dolore della moglie e sulle sue evidenti sofferenze anche fisiche, altro che affetto, quella è mancanza di rispetto, si tratta di cattiva televisione e di un esempio di pessima educazione, perché quel l’elettrodomestico educa i cuori come i professionisti che ogni giorno ci diventano familiari.

Credo si debba chiedere scusa a Raimondo che con la morte ci scherzava spesso, ma, certo non avrebbe apprezzato tutta questa cagnara e a Sandra che con il suo necrologio su Il Corriere - Raimondo non c’è più – segue uno spazio bianco, ha detto del suo dolore e della sua disperazione, molto di più di una inutile diretta sul dolore.

Ci sono momenti davanti ai quali si è soli, la morte è uno di questi. O c’è la certezza che è solo un nuovo inizio, oppure non si sopravvive all’assenza.

A Sandra Mondaini che ha perduto il marito, il compagno di vita il sostegno di sempre possiamo solo assicurare la nostra preghiera e rammentarle quanto disse Giovanni Paolo II, che della sofferenza ha fatto esperienza ed è stato per tutti noi vero testimone.
"E ai sofferenti dico: abbiate fiducia, Cristo che vi ha preceduto vi darà la forza di far fronte al dolore"

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