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La Pasqua e la Sindone

Fonte:
CulturaCattolica.it

Oggi viene decisamente perseguita la riduzione del cristianesimo a scelta privata, accettabile solo come fenomeno devozionale. Magari imponente, trascinatore di folle, come lo fu il Giubileo del 2000, pur svalutato da un’elite intellettuale laicista che l’ha interpretato come un evento mediatico e non come segno di vera religiosità, espressa sia in forma di domanda e di ricerca, sia di comunicazione di un’esperienza certa. Anche la prossima estensione della Sindone a Torino si sta rivelando un avvenimento che coagula attorno a sé più di un milione di persone. Per essere aiutati a giudicare questo evento superando la diffusa debolezza culturale, per non ridurlo a fatto devozionale e soprattutto per trovare “il coraggio di non lasciarsi intimidire dal chiacchiericcio della mentalità dominante”, occorre tener presente la sintetica ed efficace osservazione di Benedetto XVI nell’omelia della domenica delle Palme. “Essere cristiani significa considerare la via di Gesù come la via giusta per essere uomini … la via che conduce a un’umanità pienamente realizzata e autentica”. Insomma, ne va della possibilità di vivere la nostra natura umana: se vogliamo essere uomini, la strada è riconoscere Dio. Le mani saldamente ancorate alla croce, papa Benedetto ricorda l’immagine del faro colpito da onde tempestose. Dopo la burrasca, sulle pareti umide, restano le tracce di salsedine, ma tutto è più luminoso e pulito. Condizione per resistere è la certezza del fondamento. E su questo la Chiesa è maestra. Poggia sulla roccia. Cristo: ieri, oggi e sempre. In un momento storico in cui i media occidentali stanno mettendola sotto processo per lo scandalo pedofilia, senza preoccuparsi però di fornire una visione realistica e obiettiva del problema e senza riconoscere che siamo di fronte a un dramma sociale e non “clericale”, l’annuncio della Risurrezione pone al centro della vita della Chiesa e della storia la signoria di Cristo, l’Alfa e l’Omega. L’iniziativa di Dio per salvare l’uomo trova qui il suo compimento. La debolezza dell’uomo è redenta dalla potenza di Dio. Il male è sconfitto, anche se ne sentiamo il dolore e la contraddizione. Andremo a venerare la Sindone con la certezza della fede, dono della Pasqua. La reliquia più preziosa è la traccia lasciata da un Uomo vivo che ci tiene oggi nella sua “cordata insieme a coloro che vogliono seguirLo”, nel “noi” della Chiesa. Di fronte al Cristo glorioso che porta i segni della Passione riconosciamo il nostro bisogno di essere salvati, il realismo dell’umiltà ci spinga a scoprire che il nostro “camminare è sempre anche un essere portati”. Portati da Cristo, portati dalla comunità cristiana, dalla Madre Chiesa. Stringiamoci nell’amicizia di Cristo in cui è per noi possibile l’esperienza stessa della resurrezione, vivere la sorpresa che il nostro male quotidianamente è vinto, possiamo rinascere e ricominciare con una speranza più certa. BUONA PASQUA!

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