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Ora rimangono le piazze?

Autore:
Spinelli, Stefano
Fonte:
CulturaCattolica.it

Pasticciaccio ter… Ora rimangono le piazze?
La situazione è sempre più aggrovigliata. Neppure la pazienza certosina delle nonne d’altri tempi riuscirebbe a dipanare ’sto gnommero (gomitolo) delle elezioni regionali. Risulta difficile anche solo cercare di far comprendere cosa stia succedendo.
Comunque il Consiglio di Stato ha deciso che il ricorso presentato dalla lista PDL esclusa in Lazio, contro l’ordinanza del TAR Lazio che non ha accolto la sua domanda cautelare di sospensione dell’esclusione, è improcedibile per difetto sopravvenuto di interesse. Si tratta di una formula tecnica ad indicare che la questione dell’ammissione della lista PDL alle elezioni regionali laziali, conseguente alla mancata presentazione della lista entro le ore 12 del 27 febbraio, dovuta all’allontanamento del presentatore di lista dall’ufficio centrale, è ormai superata, in virtù della successiva presentazione della lista in data 8 marzo, in applicazione dell’approvato decreto legge governativo-presidenziale, n. 29/2010, che ha precisato che “il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale”.
In sostanza, l’ufficio centrale ha già preso in considerazione la presentazione della lista, grazie al decreto intervenuto, pur ricusandola in ragione dell’assenza della completa documentazione entro il termine di legge. Pertanto il ricorso al Consiglio di Stato, volto ad ottenere una pronuncia in via d’urgenza che consenta la presentazione della lista ai fini delle valutazioni dell’ufficio elettorale, sarebbe ora superato e l’interesse al ricorso sarebbe già stato soddisfatto.
Il contenzioso si sposta quindi sulla successiva esclusione disposta dall’ufficio centrale (avverso la quale dovrebbe proporsi nuovo ricorso al TAR, che andrà a complicare ulteriormente la vicenda ed i cui esiti sono sempre più incerti e non potrebbero che arrivare, nella migliore delle ipotesi, a ridosso delle elezioni).
Si consolida così l’effetto prodotto dal rigetto del ricorso da parte del TAR Lazio.
Per dare un’idea della complessità della questione, si può segnalare che anche l’ordinanza del TAR Lazio è intervenuta in data (9 marzo) successiva alla ripresentazione della lista PDL (8 marzo) in applicazione del decreto legge. Quindi, sulla base dello stesso ragionamento del Consiglio di Stato, anche il ricorso in primo grado avrebbe dovuto considerarsi improcedibile, mentre è stato rigettato nel merito.
Ora la mano passa alle piazze. Quella del PD per la legalità. Quella del PDL per la democrazia.
Purtroppo, se la piazza è una manifestazione di forza di parte, non pare affatto idonea a risolvere problemi, anzi acutizza lo scontro frontale. E’ poi sempre una disfatta per il cittadino quando la legalità si contrappone alla democrazia; sia quando la prima – che dovrebbe essere il presupposto della seconda – ne diventa invece la tomba, sconfinando nel legalismo, per essere brandita in funzione limitante della democrazia e della possibilità, per una parte consistente dell’elettorato, di esprimere liberamente il proprio voto; sia quando la democrazia pretende di prescindere dalla legalità per affermarsi, ciò che ne muterebbe la natura.
Entrambe le ipotesi sono ovviamente da evitare. Ma per verificare in quale delle due ipotesi si rientri, occorrerebbe un po’ di semplice buon senso.
Se è importante sempre rispettare le regole, è evidente che queste hanno una ragione e, nella fattispecie, esse sono volte a garantire che le elezioni si svolgano senza che in esse si infilino una serie infinita di liste che, senza avere alcuna rappresentanza sul territorio, siano presentate al solo fine ostruzionistico, per evitare lo svolgimento regolare delle elezioni, oppure con obiettivi strumentali volti ad alterare la volontà dell’elettorato. Per questo si pone un limite alla partecipazione delle sole liste che abbiano una effettiva presenza sul territorio (e non siano invece mere esche per le allodole) e si pone un termine alla loro presentazione, per consentire un ordinato svolgimento delle elezioni e dare il tempo all’amministrazione di apprestare i meccanismi elettorali.
Ebbene, non sembra che lasciar fuori dalle elezioni il partito di maggioranza relativa, seppure a seguito di un pasticcio avvenuto in sede di presentazione delle liste, possa catalogarsi come un’alta manifestazione di democrazia, bensì più come un eccesso di legalismo.
Il buon senso avrebbe richiesto di trovare una soluzione il più possibile condivisa. Non c’è stata. Deve però sottolinearsi che, comunque vada, in tutta Italia le elezioni regionali si svolgeranno regolarmente e democraticamente: se la lista PDL in Lazio ci sarà, vuol dire che avranno prevalso le ragioni del buon senso democratico; se non ci sarà, vuol dire che il sistema avrà reagito con rigore (per quanto mi riguarda eccessivo), ma pur sempre in applicazione di scelte e regole istituzionali.

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