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“Una rete di rapporti o presi nella rete?” - Incontro ad Arcore con don Gabriele Mangiarotti

Autore:
Brioschi, Gigi
Fonte:
CulturaCattolica.it

«E’ importante essere qui e vedervi in faccia mentre parliamo. Nulla può sostituire il rapporto diretto fra persone», questa l’apertura del discorso di don Gabriele Mangiarotti invitato ad Arcore giovedì 25 febbraio 2010 per affrontare il tema “Una rete di rapporti o presi nella rete?”. E alla prima sollecitazione di Antonello Sanvito nel ruolo di moderatore. Don Gabriele, che molti ricorderanno insegnante al liceo Zucchi e successivamente al Frisi di Monza, di rete Internet se ne occupa da oltre quindici anni. E non come osservatore esterno ma operandoci. Il sito www.culturacattolica.it da lui inventato e diretto è un punto di riferimento importante e molto frequentato. Ma come è nato questo interesse per Internet, lo sollecita Sanvito? «Quello che muove la mia vita è il desiderio di comunicare quanto di bello ho incontrato -afferma don Gabriele- Comunicare il bello della fede cristiana utilizzando gli strumenti dei quali posso disporre». Quindi poesia, cinema, musica, fotografia fino alla irruzione nella nostra società della “rete”. «Ho cominciato a guardarci dentro sollecitato anche da alcuni ragazzi a scuola -dice ancora- già ai tempi dei pionieri, e ho trovato uno strumento per comunicare che oggi è da considerare quasi parte integrante della vita. Uno strumento che può rendere più semplici molte cose». Ma può essere usato male, lo incalza Sanvito. Don Gabriele concorda ma affronta il punto cruciale della serata: la responsabilità educativa dell’adulto. «I ragazzi utilizzano la tecnologia con grande facilità. E succede che l’adulto si ritiri, oppure che demonizzi le tecnologie ed il loro uso». Ma, richiamando anche il documento del Papa nella giornata delle Comunicazioni Sociali ha precisato che esiste un modo «intelligente di rapportarsi agli strumenti indicando una modalità umana di utilizzo. Occorre costruire una consapevolezza di ciò che si è». Il computer nella visione di don Gabriele non può costituire la figura del maestro. «L’educazione è rendere possibile alla persona di ritrovare sé stessa –dice- e non esiste l’autoeducazione. Lo strumento è un oggettivo ma non sarà mai educatore. Occorre qualcuno che insegni ed educhi all’uso dello strumento». Nella rete viene messo di tutto, spesso esce dalle righe, obietta ancora Sanvito richiamando la recente condanna ai danni di Google. Occorre una autorità che svolga un ruolo di controllo? Don Gabriele è cauto «Non credo che la censura possa essere uno strumento adeguato -afferma- in quanto può frenare alcuni aspetti ma non i più importanti. Il punto è la responsabilità educativa dell’adulto, del padre e della madre e della scuola». Si ritorna alla capacità di dare un giudizio «non sempre è possibile togliere il male. Ma è sempre possibile individuarlo e dare un giudizio. E fare conoscere i siti che comunicano la bellezza. E’ illusorio comunque pensare che i ragazzi possano crescere perché gli adulti mettono delle regole». Un invito ad accompagnare i figli in un cammino che faccia loro scoprire il senso del loro vivere, chiedendosi se le risposte proposte sono adeguate. Poi una visione suggestiva: «La rete a volte mi pare come un limbo con gente che aspetta e come naufraghi lanciano messaggi dentro la bottiglia.» Non lasciamo i ragazzi in questa situazione, soli davanti allo strumento. Un’ultima domanda: esiste un imprimatur per i siti cattolici? «Credo che un sito possa essere considerato cattolico solo per la corrispondenza con la Chiesa Cattolica e il suo insegnamento. Mostrare nel concreto la cattolicità e la capacità di dialogo. La cattolicità è una dimensione del cuore che si mostra nei fatti».

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