Le ossa del Santo
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Persone vive che passano davanti a un corpo morto, anzi davanti a uno scheletro: il teschio ben rilevato, le ossa del tronco e degli arti superiori e inferiori, bene allineate. La fila scorre ininterrottamente, da mane a sera fino a notte. Siamo nella Basilica di Sant’Antonio a Padova; è appena terminata la Messa. La celebrazione serale, alla quale è stato invitato il movimento di Comunione e Liberazione, ha raccolto tante persone di ogni provenienza. Veniamo sollecitati ad avviarci alla cappella delle reliquie dove è deposta l’urna che mostra le ossa del Santo prima delle definitiva reposizione nell’arca rimessa a nuovo. A noi sacerdoti è concesso un piccolo privilegio: rimanere per tutto il tempo che vogliamo, mentre la lunga fila di gente che scorre viene richiamata a passare accanto all’urna senza fermarsi. Uomini e donne, bambini e giovani, qualche persona anziana, tutti guardano l’urna, fanno il segno della croce ed esprimono una preghiera. Ciascuno dal suo mondo e dal suo cuore, attratto da un Santo che da quasi otto secoli muove le folle. “Perché a te, Antonio?” si diceva in quei tempi, come già a Francesco. Perché la gente andava e continua ad andare da Sant’Antonio e da San Francesco? Quale forza attrae tanti uomini e tante donne? Il mistero dell’iniziativa di Dio incrocia il mistero del cuore dell’uomo e lo conduce per strade impreviste. Mentre scorre la fila, intravvedo volti che delineano alcuni tratti di storia del popolo di Dio. Amici conosciuti tanti anni fa mi passano davanti insieme con i figli grandi o con i piccolini in braccio che guardano e domandano o si avvinghiano al pilone di scorrimento; “Ci sono tante famiglie!”, mi fa notare un frate, presente nella postazione fin dal mattino. “A Sant’Antonio piacciono i bambini – mi dice – e anche li fa nascere e accogliere”. E mi racconta di nascite e adozioni straordinarie. Le ossa del Santo non sono rimaste aride ma sono fiorite e fioriscono. La dolcezza del suo sguardo su Cristo e prima ancora dello sguardo di Cristo su di lui – ci ha appena detto il celebrante all’omelia della Messa - è diventata il miracolo della vita e della fede di tanta gente: uomini e donne, molti – tutti! – peccatori e peccatrici, ma fiduciosi nella sua misericordia. Alcuni volti che mi scorrono davanti mi fanno venire in mente altre persone vicine e lontane, sane e malate, giovani o famiglie, anziane o robuste; affido ciascuna all’intercessione del Santo. Il rettore della Basilica ci dice che noi stiamo partecipando a un fatto che forse non accadrà più nel corso della nostra vita. Ma io domando che continui ad accadere ogni giorno l’attaccamento a questa storia e il fiorire di questa fede.