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Il male dell’indifferenza

Fonte:
CulturaCattolica.it

Nel discorso rivolto ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Benedetto XVI ha affermato che “in alcuni Paesi, soprattutto occidentali, si diffonde, negli ambienti politici culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, un sentimento di scarsa considerazione e, talvolta di ostilità, per non dire di disprezzo verso la religione, in particolare quella cristiana”. È questa una delle osservazioni maggiormente contestate dalla mentalità dominante, secondo la quale non si tratterebbe di ostilità o di disprezzo, ma dell’esigenza, tutta moderna, di non imporre a nessuno i propri principi religiosi che, pertanto, devono essere taciuti o limitati a un ambito strettamente privato. Ma se l’origine della crisi attuale, a tutti i livelli, è morale; se, come si legge nella Caritas in veritate, occorre tornare a una visione integrale dell’uomo; se solo “un grande sforzo educativo potrà promuovere un effettivo cambiamento di mentalità e instaurare nuovi stili di vita”, allora anche la comunità dei credenti deve essere “riconosciuta nel suo ruolo pubblico”. Il relativismo delle idee genera divisioni, dice il Papa, perché concepisce la laicità in termini di esclusione del fattore religioso. Su questo pensiero si fonda l’indifferenza e la distanza con cui si guarda, nelle nostre società “libere”, alle recenti uccisioni di cristiani in Egitto. Iraq, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, ma anche Malaysia, Maldive, Corea del Nord sono tra i paesi in cui si pratica una persecuzione anticristiana di cui i mezzi di informazione non si occupano. Il Papa, da un po’ di tempo, ripete che dalla concezione che le società hanno dell’uomo dipendono tutti i problemi presenti nelle società stesse. Dove la persona umana è rispettata le condizioni di vita sono migliori, l’ambiente maggiormente rispettato. L’“ecologia umana” e l’ecologia ambientale procedono su binari paralleli. La consapevolezza della dignità dell’uomo, una corretta visione della libertà individuale, il riconoscersi creature a immagine di Dio, la pratica della solidarietà fondano un’educazione positiva di cui abbiamo estremamente bisogno. Dannosa è invece, la confusione e la pretesa omologazione del relativismo che pretendendo di annullare tutte le differenze, genera un pensiero debole, cui l’uomo si trova asservito senza aver nulla in cambio se non una profonda solitudine perché non trova più nulla che lo leghi ai suoi simili. Le malattie dell’anima sono le più terribile e difficili da sanare, soprattutto se non riconosciute. Ma sono le più diffuse. A guardare la condizione di tanti giovani abbandonati a se stessi o di adulti sfiduciati, viene da dire che su Dio possiamo avere una certezza: abbiamo bisogno di Lui. Abbiamo bisogno di uno sguardo misericordioso che si chini sulle nostre ferite, che sostenga la fede dei martiri e il debole coraggio che ancora scorre nelle nostre vene.

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