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Anche “Poirot” teme l’emarginazione dei cristiani in Gran Bretagna

Autore:
Amato, Gianfranco
Fonte:
CulturaCattolica.it

David Suchet, il celebre attore che in televisione ha impersonato l’investigatore Poirot, è un altro dei tanti personaggi pubblici che hanno il coraggio di denunciare il rischio di emarginazione che oggi corrono i cristiani in Gran Bretagna.
In una recente intervista al settimanale “ David Suchet ha dichiarato senza mezzi termini: «Corriamo seriamente il pericolo di non percepire più l’importanza della fede cristiana nel nostro Paese». Ed ha aggiunto un’amara considerazione: «La gente è più preoccupata di non offendere le altre fedi», precisando però subito – onde incorrere nelle ire dei sacerdoti del “ – che, comunque «si dovrebbero guardare con rispetto tutte le religioni, senza discriminarne o marginalizzarne nessuna».
A proposito della propria fede, David Suchet ha offerto, in un’altra intervista, una testimonianza personale, ricordando di aver incontrato, vent’anni fa, l’esperienza cristiana attraverso la lettura, in una bibbia acquistata per curiosità, di un’epistola di San Paolo in cui veniva spiegato cosa significasse davvero essere cristiani. Fu quella lettura ad «aprire una breccia» nel cuore di Suchet e a dare un’esauriente e ragionevole risposta a quello che da tempo stava cercando: «una dimensione trascendente, quasi mistica, ma capace di incarnare, al tempo stesso, qualcosa di umanamente accessibile, con cui poter entrare in relazione». Un trascendente sperimentabile nella banale concretezza del quotidiano.
Troppo facile la battuta per cui anche questa volta le famose “celluline grigie” del grande Hercule Poirot hanno scoperto la Verità.
L’attore collabora da tempo con un’organizzazione non-profit che si è vista rifiutare finanziamenti governativi perché ha la malaugurata sventura di essere una ““”. In precedenza, peraltro, la stessa associazione aveva puntualmente ricevuto sussidi pubblici per anni. Il fatto è che da qualche tempo qualcosa è cambiato nel Regno Unito.
Quella dell’uomo ormai identificato con il noto personaggio di Agatha Christie, non è la sola denuncia del rischio di emarginazione dei cristiani.
All’inizio di quest’anno il conduttore della rete britannica Radio 2, Jeremy Vine, ha segnalato la crescente ostilità nei loro confronti, soprattutto da parte dei media, dichiarando alla rivista “ che «è ormai diventato quasi socialmente inaccettabile affermare pubblicamente di credere in Dio».
Lo scorso febbraio anche la cattolica Cherie Blair, moglie dell’ex Premier britannico, ha detto che «i cristiani sono spesso marginalizzati e che la fede rappresenta un argomento su cui sempre meno persone amano discutere apertamente».
Pure la musulmana baronessa Warsi ha denunciato «una sempre più crescente intolleranza ed un atteggiamento illiberale nei confronti di chi professa la propria fede in Dio». In un discorso tenuto alla “ di quest’anno Lady Warsi ha accusato coloro «che manipolano il concetto di “eguaglianza”, pretendendo, di fatto, uno svuotamento della fede».
L’Arcivescovo di York si è spinto oltre parlando di vera e propria «intolleranza» nei confronti dei gruppi cristiani, quando si tratta di finanziare iniziative comunitarie. L’anno scorso l’alto prelato si è lasciato andare all’affermazione secondo cui le comunità cristiane sembrano essere considerate «inadeguate e non meritevoli» di ricevere fondi pubblici.
A volte i numeri e le statistiche, però, dicono più di molte parole.
Un recente sondaggio condotto lo scorso gennaio da ComRes, una dei più accreditati ed autorevoli istituti demoscopici britannici, ha mostrato, infatti, che più di quattro cristiani su cinque (84%) ritengono che la libertà religiosa sia fortemente a rischio nel Regno Unito.
Quel timore, quindi, non può essere liquidato come l’esasperata preoccupazione di qualche suscettibile bigotto.
Ciò che sta accadendo ai cristiani nel Regno Unito, in realtà, getta una luce inquietante sulla sfida lanciata dallo stesso Gesù Cristo, quando si chiese se, alla sua prossima venuta, il Figlio dell’uomo “. Forse quell’enigmatica domanda, in fondo, non era davvero retorica.

Gianfranco Amato, Presidente di Scienza e Vita di Grosseto

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