Cittadinanza a punti: parliamone
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Questa sorta di «Cittadinanza a punti» permetterebbe di passare, come afferma il ministro, da criteri meramente cronologico-quantitativi a requisiti anche di tipo valutativo-qualitativo. E’ importante che la cittadinanza sia una scelta legata ad una richiesta consapevole della storia e della cultura del paese di cui si vuole diventare cittadini. Questa scelta di appartenenza non può che incominciare dalla conoscenza della lingua italiana e continuare su una condivisione dei valori di fondo della nostra società. Questo non significa che l'immigrato debba annullare le proprie origini e la propria cultura, ma che deve unirle a quelle italiane. Se una persona sceglie di far parte di un gruppo-società-stato se ne sentirà anche responsabile e orgoglioso, se invece la cittadinanza è regalata dubitiamo del fatto che serva ad integrare, anzi creerà solo malumori nei cittadini italiani.
Bisogna innanzitutto chiedersi quale tipo di società vogliamo costruire, tenendo conto che il fenomeno migratorio che non può né essere identificato solo con un problema di sicurezza, né essere banalizzato nelle sue problematicità. Deve restare fermo il punto che "Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione".
Questa via suggerita in merito al tema della cittadinanza potrebbe rispondere anche all'esigenza di evitare sia l'omologazione sia un eclettismo che cede al relativismo e tutto equipara. Entrambe queste soluzioni secondo noi puntano al ribasso, sia nell’ambito culturale che della valorizzazione dell’uomo in quanto persona mettendone, infatti, in discussione anche l’identità stessa. Sono entrambe da respingere. Non tutte le culture e non tutto delle culture ha lo stesso valore o è positivo, quindi dobbiamo fare una selezione che tenda al bene respingendo una tendenza relativistica. In tal senso vanno respinti tutti gli aspetti che contraddicono la legge naturale, la dignità della persone. Nell'omologazione verrebbe invece perduto il significato profondo della cultura delle varie Nazioni, delle tradizioni dei vari popoli.
Come afferma Benedetto XVI nell'Enciclica “Caritas in veritate”: “Oggi le possibilità di interazione tra le culture sono notevolmente aumentate dando spazio a nuove prospettive di dialogo interculturale, un dialogo che, per essere efficace, deve avere come punto di partenza l'intima consapevolezza della specifica identità dei vari interlocutori.”