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Studenti pagati per non 'bigiare'

Fonte:
CulturaCattolica.it

Ho sempre pensato che pagare i figli, perché collaborassero alle faccende domestiche, o per i buoni risultati raggiunti a scuola fosse diseducativo.
Sarà per questo che i miei collaborano poco? Forse. Ma difendo il principio.

Un conto è il regalo per la promozione, un riconoscimento per un percorso ben fatto e un’altra è la mancetta per ogni sufficienza presa, per aver portato fuori la spazzatura, a spasso il cane, apparecchiato la tavola, però come si dice? I figli sono senza istruzioni per l’uso e in educazione nessuno ha la ricetta perfetta.

Ma quando ho letto che a Parigi il provveditore agli studi ha pensato di corrispondere dei soldi ai ragazzi che non marinano la scuola, ho pensato che questa è la sconfitta degli adulti, sconfitti su tutti i fronti.
Certo si tratta di ragazzi svantaggiati, che frequentano gli istituti professionali e marinano la scuola con facilità, ragazzi con i quali sono state tentate già altre soluzioni ma quali?
Biglietti del cinema per gli allievi migliori o soppressione dei sussidi sociali versati ai genitori dei più assenteisti, i risultati ottenuti non sono degni di nota.

In ogni caso mi sembra che gli adulti si siano arresi davanti a problemi di cui non capiscono le motivazioni.
Adulti, prima di tutto incapaci di mettersi in gioco, di fare un esame approfondito di quali siano le loro mancanze, i loro punti deboli, che non vogliono chiedersi perché si è arrivati a questo punto.
Ma come sempre accade – la realtà chiede il conto.
Mi torna alla mente il film Les Choristes– I ragazzi del coro – film del 2005 dove Clément Mathieu musicista fallito, trova lavoro come sorvegliante in un collegio di campagna, con tanto di preside arrogante ed arrivista ed alunni svogliati ed incattiviti dalla rigidità dell'internato. L’uomo se pur fallito come musicista, è per quei ragazzi un vero maestro di vita, perchè li ama ma non li asseconda, coglie il talento che è in loro e le possibilità di ognuno, fino a trovarne uno con un vero talento musicale, ma anche ad essere considerato da altri alla stregua di un padre.

Ora invece, ci troviamo di fronte alla disperazione di adulti, che provano ogni strada possibile, tranne quella giusta, quella del ricominciare ad essere educatori. Viene il dubbio che non possano farlo, perché hanno scordato come si fa, perché negli anni la scuola è divenuta un ufficio pubblico che distribuisce lezioni e non ci sono più maestri ma funzionari, nessuno che sappia guardare negli occhi quei ragazzi disincantati e già scoraggiati, che non hanno trovato nessuno che dica loro per cosa vale la pena di fare fatica, di stare sui libri, ma soprattutto per cosa vale la pena di vivere.

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