A Dio don Giancarlo
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Ho conosciuto don Giancarlo Ugolini 27 anni fa quando mi capitò di accompagnare a Rimini, per un incontro, don Giussani. La semplicità di quell’uomo era disarmante e affascinante.
Quando, qualche anno fa, mi sono trasferito a Novafeltria, don Giancarlo venendomi a trovare, benedì la mia nuova casa e mi disse: Guarda che bel panorama si vede dalla finestra, ringrazia il Signore.
Un uomo che testimoniava la fede e giudicava tutto a partire dalla fede, come dice la Lettera di san Giacomo: “La fede, se non ha le opere, è morta in se stessa” (Giac 2,17).
E queste opere don Giancarlo le ha realmente costruite assumendosi personalmente la responsabilità verso questa società sempre più vuota e inconsistente.
Il Meeting di Rimini, le Scuole, gli incontri con i ragazzi durante le ore di religione, Don Giancarlo è stato un grande educatore che si è assunto il rischio di entrare in rapporto con la libertà di un altro.
“Mandateci in giro nudi - disse una volta don Giussani - ma lasciateci la libertà di educare”. E’ solo infatti la possibilità di una educazione così concepita che può costruire una società più giusta, in cui la persona non sia in balia dell’opinione dominante e in cui il potere non si pensi come fine a se stesso, ma sia al servizio del bene comune. Una società di persone libere perché educate ad usare il proprio cuore e la propria umanità come strumento di paragone con tutto ciò che accade.
E’ questa la sfida educativa che don Giancarlo Ugolini ha lanciato al nostro tempo, non solo a coloro che lo hanno seguito e al cosiddetto “mondo cattolico”: una sfida laica di civiltà e di libertà, che invita a superare la parzialità delle ideologie e il fascino sottile del nichilismo gaio che sembra oggi dominare la scena, per lasciare entrare il richiamo del vero nella vita individuale, sociale, politica.
Prima di morire don Giancarlo ha detto: bisogna sempre ringraziare il Signore.
A Dio don Giancarlo.