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Strana questa libertà di stampa!

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Strana questa libertà di stampa: e ancora più strano chi la difende. Sembra come sempre a senso unico. E quindi in qualche modo connivente con il male che vorrebbe estirpare. Non ho mai molto amato le antologie: con la scusa, o il pretesto, che non si può dare tutto, e dire tutto, scelgono loro per te, e chissà come riescono a darti l’impressione di conoscere in maniera imparziale un autore, mentre il più delle volte ne stravolgono il volto, il pensiero, gli ideali. Basterebbe un po’ di senso critico, di umiltà, di intelligenza. Se volete fare una prova, tentate con Petrarca (l’ho fatto anch’io, quando insegnavo in un liceo…): poi provate a vedere che immagine ne esce… ne vedrete delle belle!
Penso a quanto mi è capitato in questi giorni: ho messo in linea un articolo su una risoluzione del Parlamento Europeo, con una Lettera aperta a Mons. Crociata (segretario della CEI) e all’On. Andrea Ronchi (che cura i rapporti col PE per l’Italia); nel giro di una settimana, senza mezzi, oltre a quelli della amicizia di chi visita il sito, abbiamo raccolto quasi 600 firme (di persone di ogni cultura, strato sociale…). Ho avvisato varie testate giornalistiche, ma nessuna si è data la pena di comunicare. Certo, non pretendo che lorsignori siano al servizio di un piccolo sito, tanto meno di gente del popolo, non blasonata e che non ha dalla propria parte il pensiero «politically correct», ma mi sono sempre chiesto se dare le notizie sia solo scegliere quelle di chi la pensa come noi… come a scuola quando certi (purtroppo tanti) insegnanti non parlano né di Agostino né di Tommaso d’Aquino perché… beh, non si può parlare di tutto, e poi il programma è vasto…
Di una cosa sono diventato certo, dopo tante di queste esperienze: la libertà di informazione è anche la libertà di chi gestisce siti come CulturaCattolica.it (ma per fortuna non sono solo, abbiamo creato una rete [SamizdatOnLine.it] che è viva e comincia a farsi sentire) che pur con i pochi mezzi a disposizione testimonia di una capacità di giudizio che resta una garanzia di ragionevolezza per tutti. Credo che sia giunta l’ora che i vari «internauti», utilizzatori di Internet, sappiano sostenere e diffondere questi strumenti di giudizio e di cultura nuova e alternativa. Siamo un po’ come le piccole case editrici: certi testi li pubblicano solo loro, ma spesso sono dei gioielli straordinari.
A questo proposito mi viene in mente questo testo di Carducci citato da quel grande conoscitore della letteratura italiana, Rocco Montano, che dovette andare ad insegnare in America perché sgradito alla intellighenzia nostrana dei primi anni del Novecento: «Ma la storia è quello che è; volerla rifare noi, a nostro senso voler vedere noi come un tema scolastico il gran tema dei secoli e iscrivervi sopra, con cipiglio di maestri, le correzioni e, peggio, cancellar d’un frego di penna le pagine che non ci gustano e, peggio ancora, castigare con la ferula della dialettica nostra e della nostra declamazione un popolo come uno scolaro, o anche tagliargli il capo di netto, quando è tutto vivo, perché non ha fatto come noi intendevamo che fosse il meglio o come noi avremmo voluto che facesse: tutto ciò è arbitrio o ginnastica d’ingegno, ma non è il vero, anzi è il contrario. La storia è quello che è.» La storia è proprio quella che è, e compito di una persona seria (che crede anche nell’intelligenza dell’interlocutore) è proprio quello di lasciare aperto il campo della conoscenza, della informazione, della diversità. Altrimenti nessuno crederà alla sua buona fede quando chiederà «libertà di informazione – libertà di stampa».

Ecco il testo su Machiavelli di R. Montano
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