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Etica e esperienza

Fonte:
CulturaCattolica.it

“All’essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell’immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l’uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà”. Così Benedetto XVI in una lettera allegata al volume del senatore Marcello Pera, “Perché dobbiamo dirci cristiani”. È una precisazione importante, da considerare quando si discute, come sempre più spesso capita, della necessità di ritornare ai valori fondanti una civiltà rispettosa, democratica, liberale, dimenticando però che i valori, staccati dalla loro origine, difficilmente resistono al tempo e all’urto di forze contrarie e più forti, magari solo perché più comode. Un concetto ripreso anche nell’enciclica “Caritas in veritate” (n.15), dove si afferma il collegamento tra etica della vita e etica sociale in quanto “non può avere basi solide una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata”. Occorre un fondamento antropologico chiaro su cui fondare la concezione di sé, della propria esistenza e l’educazione sociale. Nelle scuole si parla di educazione alla cittadinanza senza mettere a tema una riflessione sull’uomo, sulla sua capacità di interrogarsi, di cercare il senso delle cose. Questo non favorisce l’unità tra etica della vita e etica sociale. L’esperienza elementare dell’uomo non è considerata come criterio di giudizio per riconoscere il bene per sé e per il mondo. Il dualismo tra etica di vita personale – in cui si affermano le esigenze elementari, quali il rispetto per la vita, il senso di giustizia …– e etica sociale, in cui si legittima ogni decisione in nome di una libertà individuale, si afferma su questo mancato riconoscimento di una “struttura ci conoscenza” comune a tutti gli uomini. Come dice Mary Ann Glendon, docente di Diritto all’Università di Harvard, “poiché la struttura della conoscenza è la stessa per chiunque è al mondo – Oriente, Occidente, Nord, Sud – essa è uno degli elementi cardini del fondamento di qualunque teoria sulla legge naturale”. Riconoscere questo dato significa aprire un reale terreno di dialogo con tutti, senza preconcetti, considerando l’esperienza elementare come il terreno di un confronto sincero in cui il desiderio di bene sia al primo posto, contro ogni interesse di potere e ogni arbitrio ideologico. Il coraggio di questa lealtà è strada da percorre per una conoscenza nella carità e nella verità.

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