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Il filosofo e il Papa



Fonte:
CulturaCattolica.it

Prima della sua elezione il card. Ratzinger si è confrontato più volte con filosofi laici. Il più noto di questi dialoghi fu con Habermas, su ragione e fede. Al Meeting di Rimini il filosofo francese Rémi Brague - docente alla Sorbona e a Monaco, noto per il suo libro “Il futuro dell’occidente” Ed. Bompiani -, mi ha fatto pensare al dialogo prima citato tra il card. Ratzinger e Habermas. Brague sembra proseguire idealmente alcune riflessioni su ragione-fede e, mentre si addentra a parlare della sfida della conoscenza, fa eco al pensiero del Papa che richiama la necessaria interazione tra fede e ragione. La filosofia, a partire da Comte, ci ha convinti che dei fenomeni possiamo capire solo le leggi e non i fenomeni stessi in quanto di essi restano sconosciute le cause. La scienza moderna ci ha condannati a non capire i fenomeni e ci limita all’azione su di essi. Da qui, incalza Brague, il sopravvento della tecnologia e la teorizzazione di alcuni pensatori moderni dell’uomo gnostico “buttato come naufrago nel mondo indifferente”. Il paradosso della scienza moderna è che sta diventando sempre più esatta e sempre meno interessante, perché la ragione esige la totalità del reale e la scienza non risolve la questione. “A conciliare la conoscenza scientifica dell’universo e l’interesse vitale dell’uomo interviene la fede”. Con un esempio spiega che la fede non dice come è fatto il creato, lascia liberi di costruire modelli di intellegibilità, ma dice qualcosa di più importante: che la realtà è intellegibile. Questa visione è slancio per l’avventura della conoscenza, fiducia nelle umane facoltà. Ci vuole la metafisica, non l’etica, ha concluso, e in questo la Chiesa ci aiuta. Benedetto XVI nell’incontro con la cittadinanza a Bagnoregio, ha parlato del servizio che i teologi sono chiamati a rendere a quella fede che cerca l’intelletto, quella fede che è “amica dell’intelligenza”. Presentando S. Bonaventura come un instancabile cercatore di Dio, un amante della sapienza e un cantore del creato sulle orme di S. Francesco, ha riproposto in breve aspetti del pensiero del santo. È necessario che la mente si elevi in alto perché Dio è in alto. Tutta la persona è coinvolto in questo itinerario della mente in Dio e “la fede è perfezionamento delle nostre capacità conoscitive e partecipazione alla conoscenza che Dio ha di se stesso e del mondo”. È l’esperienza della conoscenza come avvenimento e la fede la scopre nel suo vertice che è l’incontro con Cristo. Tanto da far dire al Papa che i nostri contemporanei, quando s’incontrano con noi, vogliono vedere quello che non vedono in nessun’altra parte, ossia la gioia e la speranza che nascono dal fatto di stare con il Signore risorto.



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