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Servono le leggi per un popolo di assenti?

Autore:
Turroni, Paola
Fonte:
CulturaCattolica.it

Servono le leggi per un popolo di assenti? Serve stabilire vincoli e paletti, intimare condanne e multe, per chi dimostra di essere lontano anni luce dalla comprensione del problema? Perché è indubbio che per estirpare un problema è necessario comprenderlo, avere per lo meno la disponibilità, o l’intelligenza, o la necessità, di chiedersi perché.
Comprendo ciò che spinge il Comune di Milano a intervenire sul gravissimo, doloroso, problema dell’alcolismo tra i minorenni. Capisco anche che sia costretto a farlo con gli strumenti a disposizione, cercando malamente di sostituirsi al vuoto che regna intorno al problema. Capisco anche che tutti gli interventi alternativi alla punizione, come la sensibilizzazione sociale, l’intervento nelle scuole e nei centri educativi, l’informazione adeguata all’età dei referenti, eccetera, sono a rischio di spreco e di vacuità. A rischio che finiscano nel calderone delle politiche giovanili che non fanno cultura ma solo pubblicità, perché spesso assomigliano troppo alla televisione e al suo modo di comunicare, quindi chi li riceve crede facciano parte della stessa messa in scena. E purtroppo spesso è così.
E non dico questo perché i giovani sono a priori dei cretini rincretiniti dalla televisione, o perché non siano capaci di capire contenuti e contesti, o perché siano imbarboniti a tal punto che non resta che il rastrellamento. Almeno finché sono minorenni, non sono colpevoli, mai. Sono le loro famiglie ad esserlo, perché non ci sono, perché sono loro a essere incretinite, sono loro a non fare terreno, a fare vincolo, paletto. Sono le famiglie che danno o non danno senso ai contenuti e ai contesti. Così, quando danno la notizia al telegiornale e intervistano alcuni genitori per sondare le loro reazioni, e io sento quello che ho sentito, allora so già che tutta la buona semplicistica volontà messa nella proposta della multa, non servirà assolutamente a niente.
Non cambierà di una virgola il problema sociale, e anzi sposterà ancora più lontano la possibilità di comprenderlo. È prioritario sapere perché così tanti ragazzini, sempre di più, sempre più piccoli, senza distinzione sociale (perché cambiano solo le modalità e i vestiti e i luoghi, ma la quantità resta abbondante ovunque), bevano tanto. È prioritario l’ascolto serio delle origini del male, diciamolo in questo modo tremendo, inascoltabile. Bevono perché stanno male, anche se ci vuole molto tempo prima che riescano a dirlo, e quindi bisogna avere pazienza, bisogna avere tempo. E poi, quando si comincia a togliere quel velo spudorato di disinibizione che si mettono addosso, e si scoprono le ferite, persino i pudori, i vuoti disperati, l’assenza della consapevolezza di una storia, a quel punto bisogna rimboccarsi le maniche, e avere ancora più pazienza, ancora più tempo.
Una mamma ai microfoni ha detto “quando arriva la multa lo metto in punizione così lo vedo di più”. Un papà ha detto “quando arriva la multa vado a chiedere i danni a chi ha venduto alcol a mio figlio”. Servono le leggi per un popolo di assenti?

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