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Noi, come la Samaritana

Fonte:
CulturaCattolica.it

“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che dice a te: dammi da bere, tu stessa ne avresti chiesto a lui e ti avrebbe dato dell’acqua viva”. Mi sono tornate alla mente queste parole leggendo la “Caritas in veritate”. Perché noi siamo così, se siamo sinceri, assetati come la samaritana e spesso inconsapevoli o dimentichi di ciò che colma la nostra sete. Questa enciclica, radicata nel solco della tradizione della dottrina sociale della Chiesa, è un dono di Dio che soccorre all’insipienza di tante azioni che hanno reso più difficile la vita di tutti, a livello sociale ed economico. Mostra l’attualità della “Populorum progressio” di Paolo VI, riprende l’invito di Giovanni Paolo II a una riprogettazione globale dello sviluppo, apre prospettive, infonde coraggio, invita alla creatività. Giustizia, carità, gratuità, verità: parole legate da un filo robusto che il Papa dispiega su un saldo impianto teologico. “La carità è amore ricevuto e donato (5), eccede la giustizia perché amare è donare, offrire del mio all’altro; ma non è mai senza la giustizia la quale induce a dare all’altro ciò che è suo, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare (6). Senza verità la carità scivola nel sentimentalismo, diventa un guscio vuoto, è preda delle emozioni e delle opinioni. Nella verità la carità riflette la dimensione personale e pubblica della fede nel Dio biblico (3). È indicata l’ottica attraverso cui guardare sia le relazioni umane prossime, sia i problemi sociali, l’immigrazione e l’integrazione. “La carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono. L’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza (34). Siamo un dono a noi stessi e anche “la verità di noi stessi, della nostra coscienza personale ci è prima di tutto data” (34). In un contesto in cui tutto è calcolato e classificato in base all’utile, queste parole allargano la ragione e ridanno dignità all’esistenza. La presunzione di autosufficienza svilisce l’uomo e lo condanna alla solitudine, all’aridità del cuore; la dimensione dell’amore gratuito che siamo e che siamo chiamati a donare, ci apre e fonda la fratellanza e l’uguaglianza che anche l’etica laica ricerca. La prima parte dell’enciclica è fondamentale per comprendere i molteplici suggerimenti che il Papa espone e rende evidente che la “Caritas in veritate” riguarda tutti, perché tutti siamo chiamati a conoscere fino in fondo il dono ricevuto, a rendere ragione della nostra fede e della speranza che ci è stata donata.

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