Cardinale Honduregno nemico di Chávez, chiede a Zelaya di non tornare
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Il cardinale honduregno Oscar Rodrìguez, questo sabato, ha chiesto al presidente Manuel Zelaya di astenersi dal ritornare in Honduras per evitare un “bagno di sangue”, a reti unificate tv e radio.
Il prestigioso cardinale, considerato uno dei ‘papabili’ dopo la morte di Giovanni Paolo II, ha esortato l’“amico José Manuel Zelaya” e gli ha avvertito che “un ritorno nel paese in questo momento potrebbe scatenare uno spargimento di sangue”.
Previamente, nel novembre 2007, il Cardinale aveva dichiarato che il presidente venezuelano “era sordo, cieco e si considerava Dio”. Chàvez gli ha risposto catalogandolo di “pappagallo vestito da Cardinale e pagliaccio imperialista”.
“So che lei ama la vita, so che lei rispetta la vita, fino a oggi non è morto un solo honduregno, per favore mediti perché dopo sarebbe troppo “, predica il prelato.
Zelaya è stato deposto domenica 28 giugno da militari, in adempimento a un ordine giudiziale, dopo che pretendeva realizzare un consulto popolare con l’obiettivo di riformare la Costituzione, misura che è stata considerata illegale dal Tribunale Elettorale, la Corte di Giustizia e il Tribunale Elettorale…
La gerarchia della Chiesa cattolica honduregna ha anche inviato un messaggio all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), che sabato si riuniva a Washington per decidere se sospende l’ Honduras per non adempiere la carta democratica interamericana.
D’altro lato, le autorità honduregne di fatto si sono anticipate e hanno annunciato che il loro paese si ritirava dalla OSA.
Il segretario generale dell’ organismo, José Miguel Insulza, si è riunito venerdì con il Cardinale Rodrìguez e con i gerarchi della Chiesa cattolica nella sede della Conferenza Episcopale dell’Honduras.
Monsignor Rodrìguez ha richiesto al club dei paesi democratici americani di “prestare attenzione a tutto quanto stava accadendo fuori dalla legalità in Honduras e non solo a quanto avvenuto dal 28 giugno ultimo scorso”, giorno del colpo di Stato che ha deposto il presidente Manuel Zelaya.
E ha ribattuto: “Perché non hanno condannato le minacce belliche contro il nostro paese?”, in chiaro riferimento alle dichiarazioni del presidente venezuelano, Hugo Chàvez.
Il prelato, che ha preso chiaro partito per le autorità di fatto, ha ricordato alla comunità internazionale che l’Honduras ha il diritto di “definire il nostro proprio destino senza pressioni unilaterali di qualsiasi genere, cercando soluzioni che promuovano il bene di tutti”.
“Rifiutiamo minacce o blocchi di qualsiasi indole, che soltanto fanno soffrire i più poveri”, ha sostenuto prima di aggiungere: “Se il sistema interamericano si limita a proteggere la democrazia nelle urne ma non gli fa seguito a un buon governo, alla prevenzione delle crisi politiche, economiche e sociali, non servirà a niente reagire troppo tardi di fronte a queste”.
Ha anche richiesto ai nuovi governanti “di non lasciarsi prendere dagli egoismi, la vendetta, la persecuzione, la violenza e la corruzione” e avoca per il dialogo e la riconciliazione.
Via Agence France-Presse