Fecondazione in vitro: coppia bianca, figlio nero
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La fecondazione in vitro fa sempre discutere, perché se da una parte si mette in evidenza il desiderio buono di maternità, qualcuno inneggia persino ad un “diritto alla maternità”, dall’altra a voler essere sinceri resta sempre il dubbio che quel desiderio d’essere genitori si potesse concretizzare anche in altro modo, con un figlio già nato, con uno di quei bambini che magari hanno bisogno di una famiglia di sostegno, di qualcuno che possa gratuitamente amare senza dire “mio”.
Sono pensieri che spesso vengono ricacciati da dove sono venuti, santo cielo, perché privare una coppia di un figlio, chi dice che qualche volta dietro a questi bambini ad ogni costo c’è il desiderio di un figlio su misura spesso è tacciato d’insensibilità.
Così ecco le donne disposte a tutto per questa gravidanza a
farsi bombardare con gli ormoni, perché le ovaie producano ovuli da fecondare, a volte con il seme del marito, altre, quando questo non è disponibile con il seme di un donatore, già un donatore il più possibile simile al tuo uomo, un donatore di cui scordarsi quando chi vedendo il pargolo succhiarsi il pollice dirà: “che bel bambino somiglia a suo padre” .
Insomma, un figlio è un figlio, ma poi ecco l’imprevisto, l’errore umano, l’incuria o che so io.
Accade così che qualcuno sbagli provetta e il seme donato non sia quello che era stato destinato alla fecondazione e il bambino che viene al mondo non è come quello desiderato.
Un figlio è un figlio, lo hai sentito muovere in pancia, lo hai immaginato e quell’attesa, quel batticuore lo chiamavi già amore, ma ad un tratto quel piccino diventa un estraneo, un imbarazzo, ha la pelle nera.
Lo guardi e non ci vedi l’idea che avevi di lui, lo guardi e cerchi un colpevole, qualcuno che paghi per l’errore commesso.
Ma è tuo figlio, come puoi paragonarlo ad un errore?
Non ha l’incarnato del padre, né quello della madre, ha la pelle scura e tutto crolla, il re è nudo, e tutte le parole sull’amore materno e paterno perdono consistenza.
Che fai?
Esiste un posto dove si restituiscono i figli prima che scada la garanzia?
Eppure, sei sua madre lo hai partorito, sei suo padre e spetta a te difenderlo, proteggerlo, quel figlio diverso dal pensiero di figlio che avevi attende da te che gli insegni ad affrontare la vita, cos’è un padre se non questo?
Uno che ti indica la strada che ti dice - coraggio, non sei solo – puoi attraversarla anche con una gamba più corta dell’altra, con la sindrome di down, senza vedere o senza sentire, perché non sono queste caratteristiche che fanno un uomo.
Speriamo che questi genitori si amino, tanto da potersi sorreggere, tanto da poter amare più di quanto avevano immaginato di saper fare.
Speriamo che guardino il loro figlio sorridere e sappiano abbracciarlo e dire; - sei il bambino più bello del mondo, né un guaio, né errore, sei un figlio, mio figlio, il nostro bambino -