Immigrazione tra legalità e accoglienza senza far prevalere la demagogia
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

L’accoglienza è una pratica doverosa e buona, ma non deve essere demagogica, e prima o poi bisognerà dire agli italiani che per accogliere gli immigrati bisogna spendere soldi e costruire strutture d’accoglienza e case.
Perché accoglienza non sono le baraccopoli o gli edifici occupati o i campi rom o lo sfruttamento in case affittate da italiani a prezzi altissimi, in cui vivono ammassati a decine gli stranieri. Bisogna poi valorizzare il contributo positivo che molti stranieri danno alla nostra società, pensiamo solo al lavoro delle cosiddette badanti. Ma se si parla di tutelare i diritti degli stranieri certo non si può trascurare il tema del lavoro, e come spesso per esempio vengano sottopagati o - se facciamo riferimento alle donne - subiscano ricatti intollerabili in caso di gravidanza.
Accoglienza significa accogliere umanamente chi viene qui a lavorare, insegnargli la lingua italiana, non farli lavorare in nero e sfruttarli. All’interno di una politica di integrazione non può poi essere secondaria l’integrazione culturale, che deve prevedere dei percorsi che permettano agli stranieri di conoscere la nostra storia e i nostri costumi, condividere i nostri valori che sono alla base della nostra civiltà: l’uguaglianza di tutti gli uomini e le donne, il rispetto del più debole, i doveri verso la società. A tutti poi dovranno essere garantiti i diritti fondamentali, quali il diritto all’istruzione e alla sanità, combattendo ogni forma di discriminazione. D’altro canto agli stranieri bisogna dire che l’Italia non ha la capacità di accogliere tutti, e anche che l’Europa non può lasciare soli i paesi come Italia Spagna e Malta di fronte ad un fenomeno che deve essere affrontato a livello europeo.
L’aspetto della legalità è importante e non si può accettare che gli immigrati considerino l’Italia come il paese in cui è possibile fare qualunque cosa senza regole. Le leggi e le regole vanno rispettate anche dagli stranieri. Riguardo ai criminali, essi sono tali indipendentemente dalla nazionalità, e vanno giudicati e condannati per i reati che commettono e devono subirne la pena. Certo in Italia c’è il problema della certezza della pena, ma questo riguarda sia italiani che stranieri. L’idea poi di rimandare i criminali a scontare la pena nei loro paesi di origine è sbagliata, e non ci certifica che non ritorneranno a delinquere in Italia. Se gli altri stati avessero fatto lo stesso con i criminali italiani sparsi nel mondo avremmo una situazione carceraria ancora peggiore.
Si è parlato molto del respingimento dei barconi da parte dell’Italia; certo come ha detto il cardinale Bagnasco l’azione dell’Italia non può limitarsi a questo singolo gesto, ma deve essere anche un’azione di aiuto verso i paesi dell’Africa che ne hanno bisogno: «il singolo provvedimento finisce con l’essere fatalmente inadeguato se non lo si può collocare in una strategia più ampia e articolata».
Ben venga allora l’istituzione in Libia dell’ufficio dell’UNCHR per verificare chi ha bisogno dell’asilo politico prima del viaggio sui barconi, pericoloso per la vita dell’immigrato e destinato a renderlo succube di organizzazioni criminali dedite al traffico di clandestini.
Il vero profugo dalla guerra o dall’indigenza probabilmente non ha i soldi per pagare il viaggio clandestino, e quindi farlo arrivare coi barconi significa avallare e incoraggiare lo schiavismo, a cui dovrà sottomettersi per ripagare il viaggio. Noi siamo contro questo schiavismo moderno:
Il traffico di esseri umani è "una tremenda offesa alla dignità umana", ha affermato l'Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Quindi bisogna impedire la partenza dei barconi tramite accordi bilaterali con gli stati del Nord Africa, come era stato fatto anni fa con l’Albania; questi cosiddetti viaggi della speranza non sono un favore agli immigrati che rischiano la vita e devono pagare cifre altissime
Riconoscendo che "non esistono soluzioni facili", monsignor Marchetto ha affermato che "affrontare questi particolari abusi dei diritti umani richiede un approccio coerente e integrale", considerando "non solo il migliore interesse delle vittime, ma anche la giusta punizione per quanti ne traggono vantaggio e l'introduzione di misure preventive volte, da una parte, ad aumentare la consapevolezza e la sensibilità e, dall'altra, ad affrontare le cause di questo fenomeno".
Il traffico di esseri umani si riuscirà a fermare, se si riuscirà ad interrompere il ciclo povertà/abuso/ sfruttamento.