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Gerusalemme e dintorni

Fonte:
CulturaCattolica.it

Monte del Precipizio, Nazareth, Santa Messa. Una giovane donna sta cantando come voce solista, a un tratto inizia a camminare, quasi portata da un vento. Nel suo incedere un’evidente tensione, il desiderio di incontrare qualcosa di più potente di lei che le donava la baldanza di aprirsi un varco. Poi l’abbiamo vista cadere ai piedi del Papa, baciargli l’anello e i piedi, come Maria Maddalena con Gesù quando Gli ha cosparso di olio i piedi e li ha asciugati con i suoi capelli. “Come sono belli i piedi del messaggero che annuncia la pace”, diceva Isaia. Questa giovane non ha espresso solo il suo personale affetto, una dedizione amorosa, ci ha mostrato che il Papa è il dolce Cristo in terra, come diceva Santa Caterina da Siena; con Lui accadono i potenti segni che hanno accompagnato il passaggio di Cristo tra la gente. Il segno più grande è l’esperienza di corrispondenza che si vive stando alla presenza del Papa. Basta andare una volta in piazza San Pietro, seguire un Angelus, il breve tempo di un quarto d’ora, e tutti i pregiudizi svaniscono, infondati. Il Papa, che ha scritto sul libro d’onore al mausoleo di Yad Vashem a Gerusalemme: “Non sono esaurite le sue misericordie”, è stato misericordia per chi l’ha incontrato. Non dovrebbe essere così la nostra vita? Un cadere ai piedi di Cristo, un arrendersi al segno attraverso cui ci è dato di riconoscerLo. Ci sono momenti che sono paradigmatici, modello per il quotidiano nella loro eccezionalità. Quella giovane donna ha sfondato il muro di ogni calcolo, ha corrisposto all’invito di abbattere i muri, soprattutto quelli del cuore, che il Papa ha espresso in più occasioni a Betlemme. Ha mostrato come si fa la pace, cadendo ai piedi dell’Altissimo. Nei suoi discorsi Benedetto XVI ha metto in atto il metodo del dialogo, ha spiegato la necessità, “come credenti o persone religiose, di proclamare con chiarezza ciò che abbiamo in comune”. “Insieme possiamo proclamare che Dio esiste e che può essere conosciuto, che la terra è sua creazione e noi siamo sue creature e che egli chiama ogni uomo e ogni donna ad uno stile di vita che rispetti il suo disegno per il mondo. Amici, se crediamo di avere un criterio di giudizio e di discernimento che è divino nella sua origine e destinato a tutta l’umanità, allora non possiamo stancarci di portare tale conoscenza ad influire sulla vita della comunità”. In Terra Santa Papa Benedetto ha mostrato una fede che diventa cultura. Si è mostrato vicino a tutti, per tutti ha rivendicato la libertà, il rispetto e la dignità. Non si è impegnato in discorsi astratti ma ha mostrato la capacità di guardare la realtà complessa e articolata di quella che fu la terra di Gesù, il Salvatore di tutti gli uomini.

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