Silenzio
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
L’inverno avanza implacabile ed è tornata la neve. Ha coperto i tetti e imbiancato gli alberi. È scesa in silenzio, ci ha costretti a rallentare almeno un po’ i movimenti quotidiani, quasi a ricordarci che non dipende tutto da noi, possiamo anche fermarci un po’. È un modo per tornare a una dimensione più umana, in cui la natura fa sentire il suo peso determinante. “Abbiamo fatto tardi perché c’è la neve!” ci scusiamo, ma la voce è gioiosa, allegra: è accaduto qualcosa di bello. Il particolare silenzio che l’accompagna è ciò che più mi piace della neve. È un silenzio greve che costringe ad alzare gli occhi al cielo e nello stesso tempo pieno di luce, misterioso. È forse il silenzio di cui avremmo bisogno nelle nostre giornate dense di frastuono. Oggi di fronte alla spaventosa, agghiacciante notizia del trasferimento a Udine di Eluana un grido è rimasto soffocato in gola, poi è calato un disarmato silenzio. Di cosa c’è bisogno ancora in giorni già tanto pieni di dolore, di odio insensato, di violenza gratuita? Non bastano gli stupri, il povero giovane indiano dato alle fiamme, le violenze di ogni giorno? Bisogna a tutti i costi cercare la morte di una donna indifesa, inerte? Cosa ce ne facciamo di paludate sentenze che odorano di disumanità, di disimpegno verso la vita sofferente? Il silenzio è lacerato da domande pressanti. Il medico di Udine che ha seguito Eluana in ambulanza ha detto che “Eluana è morta 17 anni fa”! Tutti i difensori della morte hanno in diversi frangenti tradito il loro animo, il problema di fondo, l’incapacità di accettare una realtà dolorosa che non risponde più a un progetto prefissato, perciò da eliminare. È una strada senza speranza quella percorsa da chi non riconosce la dignità della vita. Rileggiamo le parole del Papa all’Angelus. “Gesù soffre e muore in croce per amore. In questo modo ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto "dolce", ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio.” Sul fronte della giustizia l’avvocato R. Marletta (ilsussisidario.net) ha precisato che “benché le sentenze sul caso Englaro possano indurre a ritenere il contrario, non esiste nel nostro ordinamento alcun principio sul quale fondare legittimamente il ricorso a pratiche eutanasiche, né tanto meno un “diritto alla morte”. E’ curioso osservare che molti commentatori in genere così attenti a quanto accade al di là dei nostri confini nazionali (e in particolare negli ordinamenti più “avanzati”) puntualmente omettano di ricordare che l’inesistenza di un “diritto alla morte” è stata sancita a chiarissime lettere anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella sentenza 29 aprile 2002.” Di fronte al Mistero della vita sofferente resta lo spazio del silenzio. Riempiamolo di preghiera a Dio “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome.”