Libertà a senso unico
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Avendomi detto che avrebbe partecipato Antonio Socci, ieri sera, mercoledì 21 gennaio, ho assistito alla trasmissione “otto e mezzo” che, passando da Ferrara alla Gruber è notevolmente meno interessante. Confesso che Lilly Gruber non gode le mie simpatie né come Conduttrice del TG, né come Eurodeputata, né come Conduttrice di “otto e mezzo”; di seguito sarà chiaro il motivo.
Non mi riferirò ai temi trattati perché l’abilità giornalistica della Conduttrice ne ha fatto una trasmissione agile, veloce, che in soli 40 minuti affronta più argomenti; cioè uno zibaldone di affermazioni non approfondite, quindi immotivate.
Oltre ad un giornalista che affianca la conduttrice, al quale sono state permesse due piccole domandine per giustificarne la presenza, hanno partecipato alla trasmissione l’astronoma Margherita Hack, la Presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso, una giornalista spagnola “zapateriana” e lo scrittore e giornalista Antonio Socci. Si è parlato della pubblicità atea sugli autobus in Spagna, nel Regno Unito ed a Genova, del libro di Socci «Indagine su Gesù», della libertà di espressione della Chiesa nelle società moderne, del caso di Eluana Englaro, del testamento biologico, della possibilità ed opportunità di legiferare sulle questioni etiche; spesso citando la Spagna come Paese faro.
La Gruber ha interrogato gli “ospiti” orientando abilmente la discussione; questo lo si deve riconoscere, abile forse più del Suo collega Michele Santoro, che quanto a faziosità non lascia adito a dubbi.
Insomma uno di quei confronti, come alcuni organizzati al Parlamento europeo (il parallelismo non è casuale), in cui a prima vista si dà spazio a tutte le posizioni culturali, mentre sono sapientemente orchestrate per farne prevalere una. Per parlarci chiaro: il Cattolico se ci va perde, se non ci va… “peccato non ha avuto il coraggio.” Qui si è manifestata la bravura di Socci: idee fresche, originali, non ideologiche, affermazioni chiare, formulate con pacatezza, conoscendolo anche un poco sorprendente, ed a volte immeritata dai Suoi interlocutori, soprattutto da quella accademicamente più titolata. Insomma la visione cattolica dei temi trattati, pur fortemente minoritaria, è stata posta con la nettezza della semplicità, cioè in modo vero.
D’altra parte non credo ci si possa aspettare molto da ex Eurodeputata che con il Suo degno collega Santoro ha orchestrato con l’aiuto di Catholics for a free choice, la bocciatura di Rocco Buttiglione come Commissario europeo, perché cattolico. Sia chiaro, nonostante tutte le altre artificiose argomentazioni, il motivo è questo: perché cattolico. Infatti meno di due mesi dopo, due Loro colleghi (Andrew Duff e Richard Corbett), in Commissione Affari Costituzionali hanno detto che occorreva rivedere le procedure di audizione dei Candidati Commissari, perché nel caso di Buttiglione si era commesso un grave errore giudicando un uomo per le sue idee e non in base ai suoi programmi; ed hanno concluso dicendo che ciò è contrario alla Carta dei diritti fondamentali. Anche alla Gruber e Santoro va riconosciuta la libertà di opinione, ma non quella di impedirla agli altri, come hanno fatto a Bruxelles, e non quella di ammantare di multiculturalità le loro performances televisive; ma questo ormai è risaputo.
Devo dire che ciò che mi ha più sorpreso è statala faziosità, la illiberalità, l’aggressività e la violenza di Margherita Hack. Ha dichiarato di apprezzare molto Obama che promette spazio per tutti, ma Lei in Italia vuole tappare la bocca alla Chiesa perché siamo uno Stato clericale. Anche se così fosse, non ha mai pensato che responsabilità non è della Chiesa che ha tutto il diritto (e il dovere) di parlare.
Credo di avere, come moltissimi, il sacrosanto diritto di dire che non ammetto che questa signora, per altri versi meritevole, si permetta di darmi del barbaro, dell’incivile e del cinico perché non ho la Sua opinione circa il caso di Eluana; argomento sul quale è lecito dissentire ma rispettando gli altri, le motivazioni degli altri, parlandone comunque con molto rispetto e partecipazione per il dramma umano, e non facendone una lotta ideologica.
È pur vero però che sono grato alla Professoressa Hack, la quale, non so perché, mi ha fatto ricordare uno scrittore che mi è caro, Giuseppe Marotta, celebre per i suoi racconti intessuti di umorismo e di fine osservazione, che ci ha lasciato nel 1963.
Imperversava in quegli anni Elsa Maxwell, una giornalista scandalistica americana - oggi si direbbe «gossip columnist» - che sparlava di tutto e di tutti. Dopo una delle sue ennesime gesta, Marotta scrisse che se uno è brutto a vent’anni, non è colpa sua; ma se lo è a settanta è tutta colpa sua. E concludeva dicendo che la Maxwell aveva questa bruttezza.