Anche l'empio ha bisogno di Dio
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Carissima Suor Gloria,
Mi permetto di intervenire anch’io sul caso della pubblicità “atea” dello Uaar sui bus di Genova. Non siamo l’unico paese interessato a questa iniziativa. Ad aprire le danze è stata Londra con una campagna pubblicitaria sostenuta lo scorso autunno da donazioni per un valore di 113.000 dollari. Lo slogan nella capitale britannica era più soft: “Dio probabilmente non esiste. Quindi smettila di preoccuparti e goditi la vita”. L’iniziativa è stata poi replicata negli Stati Uniti ed in Spagna. Questo solo per dire che niente di nuovo si muove sotto i cieli della modernità. Io credo che si possa essere sobriamente non-credenti, che anche privi della grazia della fede si possa condurre una battaglia in difesa della sacralità della vita, come compagni di viaggio dentro un comune destino. Assieme, io credo si possano percorrere passi e sguardi. Non sarei qui a scrivere se così non fosse, se già non avessi testato con la mano e con il cuore questa possibilità.
Cara Suor Gloria, è per questo motivo che colgo la provocazione del tuo editoriale “Buone e cattive notizie”. Tu proponi una contro-pubblicità, io ti sostengo ma parto da un altro presupposto. In fin dei conti i nostri percorsi umani e culturali sono differenti e credo che ogni diversità, dentro il reciproco rispetto dell’altro, sia una ricchezza che dovremmo saper valorizzare. Bene, io non credo che alcuni cartelloni pubblicitari, seppur blasfemi, possano minare il tessuto valoriale della nostra società. Penso che siano ben altri gli attacchi frontali che ogni giorno vengono inferti alla vita umana, alla dignità, alla libertà e all’identità stessa della nostra civiltà. Non si cada nel tranello degli empi, non si dia loro una connotazione che non hanno e neppure una pericolosità che, purtroppo per loro, non investono. Ignoriamoli. Però, se proprio vogliamo disquisire su queste prese di posizioni, su queste notizie da rotocalco illustrato, allora che la provocazione sia davvero irriverente. Prova a pensarci. Cosa fa un bambino quando ha necessità di attirare l’attenzione su di sé? Scalpita, grida, piange, butta dal tavolo oggetti e magari pronuncia parolacce. Chiede di divenire il soggetto prediletto, colui che gli astanti considerano, domanda alla madre protezione e premura. Lo sapete cosa vogliono gli aderenti all’Uaar? Attenzione. Vedi, un non-credente non sente la necessità di gridare ai quattro venti la condizione del suo animo, non sente l’urgenza di affermare l’assenza della propria fede. Ma secondo te, chi si definisce razionalista, come fanno gli aderenti dell’unione che ha promosso la campagna pubblicitaria di Genova, come può spendersi per rivendicare l’inesistenza di qualcosa che ritiene privo di senso? Per l’ateo, Dio o la fata turchina, hanno lo stesso valore. Perché allora dannarsi tanto! Questi signori sono gli stessi che, da qualche anno, promuovono lo sbattezzo. Anche questa è un’altra pratica priva di razionalità. E’ evidente che per l’ateo, l’acqua è acqua e il gesto di un uomo con la veste sacerdotale, rimane un gesto di uomo. Se tutti questi riferimenti non hanno significato e valore, che bisogno c’è di promuovere addirittura un altro rito per sconfessare quello precedente? Se una cosa non ha razionalmente valore, non dovrebbe certo preoccupare. Allora qual è il punto? Semplice e lo ripeto, come i bambini che vogliono stare al centro dell’attenzione, essi stanno chiedendo al mondo ecclesiale una legittimazione. L’Uaar ha la necessità stringente di valorizzare una negazione per palesare la propria esistenza. Se è vero che il mondo non ha bisogno degli empi, è altrettanto vero che loro hanno bisogno di Dio. Provocazione per provocazione allora, lo sai qual è il vero messaggio di quel cartellone pubblicitario? E’ una richiesta di dialogo. Cara Suor Gloria, a questo forse non ci avevi pensato, ma questa gente ha proprio bisogno di te.