Benedetto e Carron
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«Come ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est, all’inizio dell’essere cristiano – e quindi all’origine di ogni nostra testimonianza di fede – non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, “che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. La fecondità di questo incontro si manifesta in maniera peculiare e creativa, anche nell’attuale contesto umano e culturale» [Benedetto XVI, IV Convegno ecclesiale di Verona, 19 ottobre 2006].
La parola “incontro”, fondamentale nell’evangelizzare, nell’educare alla fede, nel trasmettere umanità, nel continuo testimoniare, quale appare dal cuore e dagli scritti di san Paolo, viene documentato dalla rinascita della coscienza personale anche e soprattutto nella fraternità e nel movimento di Comunione e Liberazione per professare, celebrare, pensare, pregare e vivere una fede che cambia la vita di ogni uomo e diventa credibile anche per gli altri, i quali restano conquistati dalla testimonianza eloquente dei fatti. Incontro significa un continuo ingresso di Cristo in noi, tale per cui siamo assimilati, trasformati in Lui, viviamo in Lui e di Lui attraverso vissuti fraterni di comunione ecclesiale autorevolmente guidata oggi da Benedetto XVI e da ogni Vescovo unito a lui e con tutti i vescovi. Perché un incontro del genere possa accadere, Cristo ci raggiunge, bussando alla porta di ogni cuore, di ogni io umano, infondendo ciò che di più intimo, di più proprio c’è in Lui, il suo stesso Spirito e attraverso un volto umano, che narra quello che è avvenuto in lui, che annuncia la salvezza portata da Cristo all’umanità: nella sua morte e risurrezione la salvezza è offerta a tutti gli uomini senza distinzione. Offerta, testimoniata, non imposta. La salvezza è un dono attraverso il battesimo e tutti i sacramenti che chiede sempre di essere accolto personalmente aspettando quel Qualcuno che cambia la vita, ci rende immacolati con il suo perdono e protagonisti nella verità del suo Comandamento. “Per noi – dall’intervista con don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, dopo il suo incontro con Benedetto XVI il 15 dicembre – questo è decisivo perché è l’incontro con l’unico protagonista della storia a rendere gli uomini protagonisti, altrimenti siamo sazi, travolti dal torrente delle circostanze, dall’ideologia dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, e soltanto il continuo incontro con Lui che – per usare un parola grata a don Giussani – “calamita” tutto l’essere, tutta l’affezione, tutta la ragione, che può veramente far sì che un uomo sia un protagonista della vita, e perciò dia un contributo reale al rinnovamento della società, un contributo per una umanità diversa”. E proprio per non essere smemorati della necessità di questo continuo incontro con Lui occorre, prima di ogni crociata o movimento, far rinascere continuamente la coscienza personale in cui ogni io possa dire “come è bello vivere così” nella fede professata e celebrata.
Ma di sua natura la fede fa appello all’intelligenza, al conoscere di Cristo nel suo corpo che è la Chiesa come il magistero lo propone, perché svela ad ogni io umano la verità sul suo destino e la via per raggiungerlo. Il magistero di Benedetto XVI è un nutrimento sostanzioso per la nostra fede, portandoci a credere di più e meglio, ed anche a riflettere su noi stessi, per arrivare ad una fede pensata e, al tempo stesso, per vivere questa fede, mettendola in pratica secondo la verità del comandamento di Cristo. Solo così la fede che uno professa personalmente e comunitariamente diventa “credibile” anche per gli altri, i quali restano conquistati dalle testimonianza eloquente dei fatti. “Un anno dopo – sempre Carron – dopo l’incontro di tutto il Movimento di Comunione e Liberazione con il Papa, abbiamo chiesto di poterlo rivedere per raccontargli quello che è successo e condividere con lui i frutti di quell’incontro”.
Joseph Ratzinger ha dettato a Collevalenza gli esercizi ai sacerdoti della fraternità di CL anticipando due encicliche, quella sulla carità e sulla speranza, e la terza che aspettiamo, quella sulla fede. E’ sempre stato legato a don Giussani e lo ha testimoniato con la meravigliosa omelia dei funerali. “Noi – sempre Carron –, soprattutto adesso, sentiamo il suo magistero decisivo per la nostra vita di movimento, per la nostra storia. Siamo sempre molto attenti a quello che il Papa ci dice, per orientarci nella nostra strada”.
Di fronte alla drammatica frattura fra Vangelo e cultura Comunione e Liberazione si è sempre impegnata nell’evangelizzazione del mondo della cultura. “Noi – sempre Carron – siamo attenti a tutto quanto il Papa dice riguardo alla presenza culturale della fede. Per esempio, noi abbiamo apprezzato tantissimo, oltre il grande discorso di Regensburg, il recente discorso fatto a Parigi, agli uomini di cultura, che noi abbiamo distribuito a tutto il movimento. Ci siamo impegnati a presentarlo dovunque. Diffondere questa perfezione della cultura che nasce dall’appartenenza all’esperienza cristiana, che è in grado di generare un’umanità con una razionalità tutta aperta, come il Papa ci testimonia in continuazione”.